Mi sembra doveroso riproporre anche in questa sede alcuni interventi di grandi maestri e difensori dell'immenso patrimonio culturale non solo della nostra bella penisola ma di tutto il globo terracqueo.
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Daniel Baremboim |
"[...] anche in nome di tutti i miei colleghi che suonano, cantano, ballano e lavorano non soltanto in questo magnifico teatro ma in tutti i teatri d'Italia per dirvi a qual punto siamo profondamente preoccpati per il futuro della cultura nel nostro paese e in Europa. Se mi permettete vorrei che "ricordassimo" (
ndr) insieme l'articolo 9 della costituzione italiana: "La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica, tutela il paesaggio ed il patrimonio storico e artistico della Nazione". Grazie"
Daniel Baremboim, in occasione della Prima presso il Teatro alla Scala di Milano, anno 2011
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Riccardo Muti |
"Lo dico adesso con molta tranquillità perchè gli anni son passati e mi resta molto meno da campare.....si fa molta fatica in questo paese a creare delle cose di qualità e [a questo proposito
ndr] c'è uno dei pensieri di Pascal, che leggevo stamattina proprio per pura combinazione. [...] "In genere si è più attratti dalla mediocrità perchè più difficile è capire la qualità" e in genere noi reagiamo con molta facilità a tutto quello che abbiamo intorno (basti guardare la cosa dal punto di vista dei media) e non dalla qualità. Per mettere su un'orchestra che suoni in questo modo ci vuole tanta fatica, tanta abnegazione, tanto lavoro che non è poi fine a sè stesso ma è per il pubblico. Noi dobbiamo riconquistare una nostra posizione nell'Europa perchè dobbiamo fare i conti con altre nazioni, come la Spagna per esempio, che ci ha superato straordinariamente con sale da concerto e orchestre che si formano. Per non parlare della Francia, che ha tutta una sua antica tradizione. In Germania ogni città e anche ogni paese ha un teatro ed un'orchestra. Quindi è la nostra cultura che va difesa. Stranamente noi, che siamo il cosiddetto "Paese della musica" (ed è vero, basti pensare che TUTTI i termini tecnici usati in musica in tutto il mondo sono italiani [
ndr]), probabilmente abbiamo perso un po' la strada. Dove ci sono gli elementi da coltivare, bisogna che noi lo facciamo. Non è un discorso politico,
anche se ogni frase finisce con l'essere politica nel senso di "pòlis", nel senso originale del termine, ma i miei appelli [...] hanno un significato; non voglio essere semplicemente "quello che brontola" ma quello che si preoccupa del futuro."
Riccardo Muti
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Zubin Metha |
"Vogliamo dire tutti insieme che l'Italia non può e non deve sacrificare la cultura, non deve tagliare i fondi ai teatri, alla scuola, all'università. Con i miei colleghi musicisti faremo parlare la musica! Siete tutti invitati e
aspettiamo la nostra grande partecipazione."
Zubin Metha
Mi rivolgo con fervore sia, per parafrasare un grande maestro come Manzoni, ai miei "venticinque lettori" sia a tutti coloro che accoglieranno, mi auguro, questo messaggio. Nutro la speranza, forse vana, che questa piccola voce si unisca a tutte le altre per creare, utilizzando una metafora musicale, un coro che possa essere udito dalle autorità e da coloro che "possono" fare ma molto spesso non "vogliono" fare.
In un mondo in cui oramai sembrano contare solo l'economia ed i numeri, troppo spesso, nella foga di andare avanti verso un futuro più ricco, ci dimentichiamo dell'enorme tesoro che ci lasciamo alle spalle. Difendiamo la cultura, difendiamo l'arte, la musica, il teatro, la storia e le tradizioni del nosto meraviglioso paese. Se è vero che il termine "economia" deriva dal greco "oikonomia" (composto di "oikos" casa e "nomos" norma) valorizziamo e difendiamo quello che, appunto, "abbiamo in casa".
Potreste obiettare che "di cultura non si campa". Io sostengo che, se dessimo la giusta e doverosa importanza a tutte le ricchezze che abbiamo da offrire alle migliaia di persone che ogni anno vengono a visitare il nostro paese, anche la tanto idolatrata ed eretta a divinità onnipresente economia potrebbe risollevarsi.
E poi pensateci: varrebbe la pena vivere in un mondo senza Dante, gli Stilnovisti, Petrarca, Boccaccio, Manzoni, Shakespeare, Tolkien, Goldoni, Bach, Mozart, Chopin, Verdi, Puccini, Beethoven, Gounod o Shubert (solo per citarne indegnamente alcuni)? Io, molto umilmente, dico di no.
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