« In te c’è più di quanto tu non sappia, figlio dell’Occidente cortese. Coraggio e saggezza, in giusta misura mischiati. Se un maggior numero di noi stimasse cibo, allegria e canzoni al di sopra dei tesori d’oro, questo sarebbe un mondo più lieto. » (Thorin Scudodiquercia a Bilbo Baggins in "Lo Hobbit")
E' ormai prossima l'uscita nelle sale del film "Lo Hobbit - Un viaggio inaspettato", primo capitolo di una nuova trilogia diretta da Peter Jackson (regista de "Il Signore Degli Anelli"), basata sul libro di John Ronald Reuel Tolkien "Lo Hobbit o la riconquista del tesoro" ("The Hobbit or There and Back Again").
Manifesto pubblicitario del film |
La storia si pone esattamente sessant'anni prima delle vicende narrate nella trilogia de "Il Signore degli Anelli" (l'inizio del viaggio di Bilbo risale all'anno 2941 della Terza Era e la sua festa di addio, incipit de "La Compagnia dell'Anello", all'anno 3001). Onde evitare fastidiose anticipazioni a chi non avesse letto il libro (disgraziato! Vai subito a leggerlo!), chi scrive si limiterà ad offrirvi una sintesi molto essenziale: la storia narra il viaggio di Bilbo con la compagnia dei Tredici Nani (capitanata da Thorin II Scudodiquercia, figlio di Thráin II) e del ritrovamento del "Flagello di Isildur", per usare la definizione degli uomini di Gondor.
Non ho nè l'intenzione nè la presunzione di stendere una critica (nel senso letterale del termine) del testo e mi limiterò solamente ad offrirvi, come sempre, qualche opinione personale.
Nelle prime recensioni alla pellicola ho notato una frase spesso ricorrente: "Non è il Signore degli Anelli.".....ma va?! Chissà perchè non l'avrei mai detto! Ovviamente è qualcosa di diverso, anche perchè il libro stesso è profondamente differente dalla trilogia che ha reso famoso il Professor Tolkien. Egli, in una calda giornata estiva, scrisse su un foglio: «In un buco nel terreno viveva uno hobbit». Questo fu l'incipit che lo portò poi a produrre nel corso degli anni la più grande saga fantastica della letteratura. "Lo Hobbit" inizialmente venne definito "un bel libro per bambini" ma fin da subito fu evidente la presenza di un universo più vasto sopito dietro le pagine di questo testo, pronto per venire portato alla luce dalla geniale mente dell'autore.
Se ne confrontate la lingua e il lessico con quella de "Il Signore degli Anelli", vi accorgerete che è molto più semplice, molto meno ricercata dal punto di vista grammaticale e appunto lessicale. Nei racconti contenuti ne "Il Silmarillion" poi questa discrasia stilistica è ancora più evidente, tanto che questa raccolta potrebbe molto facilmente, e a ragion veduta, venire definita alta prosa epica.
Il tono ne "Lo Hobbit" non è quello di un vate, di un poeta o di un menestrello che si appresta a narrare, con alti verbi, una storia epica ma piuttosto quello di un padre che, seduto di fianco al letto del figlio, gli racconta una fiaba. Tolkien vuole quasi giocare con il lettore, prenderlo per mano e chiacchierare con lui come si potrebbe fare al pub davanti ad una birra; ne "Il Silmarillion" e ne "Il Signore degli Anelli" questo atteggiamento scompare.
Altra critica lanciata a Peter Jacskon è stata quella di aver deciso di girare tre film per fini puramente commerciali. Non me la sento di negare la veridicità di questa affermazione (anche a mio modesto parere tre pellicole per un libro come questo sono un po' troppe e mi chiedo come farà a riempirle e renderle avvincenti e dense di avvenimenti) ed è evidente che, sfruttando una saga come questa, a monte ci sia la speranza di intascare quanto più possibile ma vorrei sottolineare un semplice dato di fatto: il "chiodo fisso" di Jackson, durante le riprese de "Il Signore degli Anelli", è sempre stato quello di restare fedele al libro del Professore, senza inserire dettagli inventati ma attendendosi scrupolosamente a quello che ci ha lasciato. Personalmente mi sembra che questa "filosofia" sia stata rispettata e che l'obiettivo sia stato centrato appieno.
Evangeline Lilly |
Molti si sono scagliati contro questa decisione al grido di "Non c'entra niente con la saga tolkeniana".....falso. Non si può dire che questa figura sia legata a "Lo Hobbit" (nel libro infatti non è presente; come però non sono presenti nemmeno Legolas o Galadriel, che invece appariranno nel film) ma asserire che sia un personaggio completamente inventato e partorito dalla mente del regista non corrisponde assolutamente a verità. Basti leggere le appendici a "Il Signore degli Anelli" e a "Il Silmarillion", o i volumi "The History of Middle Earth": la troverete citata e descritta più volte.
Anche chi scrive non è scevro da dubbi su come abbia fatto Peter Jacskon a miscelare in modo coerente (seguendo anche la "filosofia" di cui sopra) tutti questi elementi e creare un'alchimia equilibrata. Tuttavia, pensando che la grande mente di questo regista è riuscita a trasporre in film, in modo commovente e meraviglioso, la più grande trilogia fantasy della storia, non credo ci sia da preoccuparsi granchè.
L'uscita nelle sale è ormai prossima, l'attesa è quasi finita.......il nuovo viaggio nella Terra di Mezzo sta per cominciare.
Secondo me il budget è troppo basso, i barboni non mi hanno chiesto di finanziare il progetto. Ne parlerò con Lucius Fox di questo.
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