martedì 4 agosto 2015

Lo squat e lo squat profondo fanno male alle ginocchia e alla schiena? Ma anche no.

Uno dei miti più duri da sfatare consiste nella presunta dannosità per le ginocchia (e per la schiena) degli squat, in particolare di quelli profondi, spesso evitati da molti personal trainer che privilegiano altri esercizi, spesso molti dei quali sì decisamente dannosi.
Innanzitutto è bene ricordare la corretta esecuzione dello squat, nella sua forma più comune.
Esecuzione: In piedi, con lo sguardo in avanti e con i piedi che puntano leggermente all'esterno (rotazione laterale della gamba di 20° o 30°) e un po' più larghi dei fianchi, si afferra la sbarra in pronazione dietro la testa, sopra il trapezio e il deltoide. Si scende piegando le gambe le gambe fino a quando le cosce risultano parallele a terra. L'addome e il lombare devono restare fortemente contratti. I talloni non si alzano, se necessario si può mettere un piccolo rialzo sotto di essi sul quale appoggiarli (circa un paio di centimetri). Si inspira all'inizio della discesa, ci si ferma in inspirazione e si espira alla fine della salita; si inspira nuovamente e poi si ripete.
Errori frequenti: inarcare o curvare la schiena in un senso o nell'altro, dirigere le ginocchia fuori dal loro asse naturale di movimento, scendere troppo o eseguire l'esercizio con pesi eccessivi, stendere le braccia lungo la sbarra, appoggiare la sbarra su parti ossee, rimbalzare nello scendere, togliere la sbarra dal supporto sforzando la schiena e avanzare le ginocchia più dei piedi durante la discesa.

Muscoli principali impegnati: quadricipite e grande gluteo
Muscoli secondari impegnati: ischiotibiale, adduttore, gastrocnemio, lombare, paravertebrale
Muscoli antagonisti impegnati: psoas, iliaco, sartorio

Esistono varianti di questa esecuzione quali: a gambe separate, frontale, a una gamba/rumeno, con manubri, da dietro/hack con sbarra. Ognuna di queste coinvolge prevalentemente quadricipiti e grande gluteo, con qualche differenza, tra le diverse varianti.

"Guida" tratta da Enciclopedia degli esercizi di Muscolazione

Tratto da un articolo del Journal of American Medical Association
In questo articolo verrà spiegato, in termini di precisa biomeccanica, perché gli squat non fanno male alle ginocchia.
Lo squat ha tutte le caratteristiche dell’esercizio di base in quanto non solo si svolge seguendo una linea retta ma interessa più catene cinetiche e fa lavorare più gruppi muscolari: quadricipiti, glutei, adduttori, lombari e femorali.
Innanzitutto è bene fare un’introduzione sull’anatomia del ginocchio e soprattutto dell’articolazione femoro-rotuleo, quella più sottoposta a stress in questo esercizio.
LE FORZE COMPRESSIVE SULLA ROTULA
La superficie posteriore della rotula presenta diverse faccette. Non è completamente congruente quando si articola con il solco trocleare, ossia il solco tra i due condili femorali. Infatti, quando il ginocchio è in completa estensione la rotula si trova superiormente rispetto al solco trocleare e la superficie di contatto è molto ristretta, mentre dai 15° di flessione in poi, il margine inferiore della rotula comincia a scivolare nel solco trocleare aumentando l’area di contatto della rotula fino ad arrivare al massimo a 60°. Oltre i 60° la superficie di contatto si stabilizza e non appena si arriva ai 90° gradi di flessione il tendine del quadricipite prende contatto con il solco trocleare, disperdendo quindi parte dell’energia direttamente sui condili e non più solo sulla rotula.
Questo aumento di congruenza articolare tra rotula e solco trocleare permette una dispersione di energia su una superficie maggiore diventando quindi un fattore molto importante per la protezione articolare. Infatti, in estensione completa, poiché sussiste un contatto minimo o assente tra rotula e solco trocleare non si verificano compressioni delle superfici articolari. Inoltre, siccome il femore e la tibia sono paralleli, la linea del quadricipite determina un carico di lavoro molto ridotto. La forza risultante delle forze del quadricipite e del tendine rotuleo aumenta con la flessione di ginocchio, aumentando quindi la forza di compressione sulla rotula che, per dissiparla meglio, aumenta la superficie di contatto con il solco trocleare. Dopo i 90° le forze di compressione sulla rotula non aumentano poiché il tendine del quadricipite prende contatto direttamente col solco trocleare e quindi dissipa direttamente una parte di energia.
Immagine tratta da "Kinesiology of the musculoskeletal system"

Nell’immagine è possibile osservare la differenza tra un “mezzo squat” ed uno “squat profondo”. Nel mezzo squat è evidente come il vettore forza del quadricipite QT e la reazione vincolare del tendine rotuleo PL hanno una risultante JF che rappresenta la forza di compressione sulla rotula che deve disperdere questa energia sul solco trocleare da sola.
Nella seconda immagine, ossia nello squat profondo oltre i 90° gradi, si vede che nel punto P il tendine del quadricipite è a contatto con il femore, in particolare con la parte superiore del solco trocleare. In questo caso quindi parte del vettore forza del quadricipite viene dissipato direttamente sul femore attraverso il vettore FR, per cui il vettore che va ad agire sulla rotula sarà OP, molto minore del vettore forza del quadricipite di partenza. Sarà seguito da una reazione vincolare del tendine del quadricipite anch’essa minore creando un vettore risultante con un’intensità molto minore, in questo caso JF2, rispetto a quello che sarebbe stato senza il contatto del tendine del quadricipite e la forza dissipata direttamente sul femore, ossia il vettore JF. (Precisiamo che in questa immagine i vettori non sono proporzionali ma sono stati disegnati in questa maniera solo per evidenziare meglio quello che succede). Maggiore sarà quindi la flessione oltre i 90° maggiore sarà l’intensità del vettore FR, ossia quello che viene dissipata dal femore, mentre la forza risultante di compressione della rotula resterà la stessa dai 90° ai 130° di flessione di ginocchio, ossia fino al fine corsa articolare.
È quindi dimostrato che nello squat profondo non siano presenti forze articolari maggiori rispetto a quelle presenti in uno squat fino al parallelo, quindi evitare di eseguire squat profondi privilegiando quelli al parallelo non ha senso se si sceglie di farli per preservare la salute articolare di ginocchio. Il senso cambia se il soggetto non ha la flessibilità generale per eseguirli e quindi per esempio a causa di un accorciamento degli ischiocrurali può perdere il controllo del bacino in retroversione causando un appiattimento della lordosi lombare. In questo caso per evitare errate distribuzioni di peso nei dischi vertebrali con il rischio di protusioni è bene evitare di scendere così tanto.
Gli squat al parallelo fanno male?
Anche su questo argomento è interessante notare come molti PT sconsiglino gli squat privilegiando altri esercizi come la leg extension, tirando in causa le forze di taglio dannosissime che sono presenti negli squat. Tuttavia, paradossalmente, l’esercizio più dannoso per le forze di taglio è proprio la leg extension, ed adesso verrà dimostrato il perché.
In questa articolazione non sono presenti solamente movimenti rotazionali di flessione ed estensione (in inglese “roll”), ma sono accompagnati da movimenti di slittamento (in inglese “slide”) in cui si verifica lo scorrimento del piatto tibiale o dei condili, a seconda di dove sia il punto fisso, in avanti o indietro.
Immagine tratta da "Kinesiology of the musculoskeletal system"

Durante l’estensione di ginocchio, infatti la contrazione del quadricipite che si inserisce davanti alla tibia, nella tuberosità tibiale, la tira in avanti creando questo movimento di slide anteriore, contrastato attivamente dai muscoli ischiocrurali e passivamente dal legamento crociato anteriore. 
Immagine tratta da "Kinesiology of the musculoskeletal system"
Al contrario, nel movimento di flessione gli ischiocrurali tirano la tibia indietro; movimento contrastato passivamente da legamento crociato posteriore ed attivamente dal quadricipite.

LE FORZE DI TAGLIO

Queste movimenti di SLIDE causano le FORZE DI TAGLIO, delle forze che vanno trasversalmente ai momenti articolare normali.
Ci sono esercizi dove queste forze sono adeguatamente contrastate, per esempio gli squat; in altri, invece, sono molto meno contrastate muscolarmente, causando un notevole stress a delle strutture passive come i legamenti. È questo il caso di leg extension e leg curl.
Nelle leg extension, infatti, la massiccia contrazione del quadricipite causa un notevole slide anteriore di tibia che è contrastato da una minima contrazione degli ischiocrurali, causata dal riflesso di stiramento (un riflesso di contrazione del muscolo quando i fusi neuromuscolari, ossia delle fibre al suo interno, vengono stirate oltre un certo valore). Queste forze di taglio sono quindi per la maggior parte contrastate dalla tensione delle strutture passive come il crociato anteriore, anche se comunque nuove ricerche suggeriscono che anche uno stiramento del crociato stimola i recettori propriocettivi al suo interno attivando gli ischiocrurali ed aumentando quindi la protezione articolare.
Immagine tratta da "Kinesiology of the musculoskeletal system"
Nella leg extension, però, come vediamo nell’immagine sopra, il punto di massima contrazione del quadricipite avviene con il ginocchio in completa estensione, con un angolo di 20° del tendine del quadricipite che forma con il piano tibiale. Questo vuol dire che il 34% della forza del quadricipite fa traslare la tibia in avanti contrastata dal legamento crociato anteriore creandone una tensione di 200N. In realtà negli ultimi 30° di estensione c’è una contrazione anche degli ischiocrurali che ne riduce la tensione a 150N, un dato comunque ancora importante.
Negli squat, invece, essendo un movimento a catena cinetica chiusa, che prevede la co-contrazione di molti gruppi muscolari durante tutto il movimento, sia agonisti che antagonisti, queste forze di taglio non sono molto impattanti per l’articolazione perché vengono appunto contrastate dai muscoli antagonisti, spesso non solo per un riflesso di stiramento passivo, come avviene nella leg extension, ma per una normale contrazione muscolare indispensabile per quel tipo di movimento. Nell’immagine sovrastante vediamo inoltre che nello squat la massima contrazione del quadricipite si esprime con una flessione di ginocchio di 90°, quindi con l’inserimento del tendine del quadricipite con un angolo di 0° e quindi parallelo al piano tibiale. Questo comporta che non ci sia nessun tipo di traslazione anteriore e quindi l’assenza di forze di taglio anteriori visto che il quadricipite tira la tibia solo superiormente. In questo caso infatti la tensione del legamento crociato anteriore sarà di 0 N.
È stato dimostrato che nello squat profondo non siano presenti forze articolari maggiori rispetto a quelle presenti in uno squat fino al parallelo, quindi evitare di eseguire squat profondi privilegiando quelli al parallelo non ha senso se si sceglie di farli per preservare la salute articolare di ginocchio.
È ESSENZIALE comunque sottolineare che ogni esercizio deve essere scelto in base alla caratteristiche del soggetto, ponendo attenzione e regola alla quantità di peso caricato. Se è presente una mancanza di flessibilità generale è meglio eseguire altri tipi di esercizi finché si cerca di migliorarla; solo quando si sarà raggiunta una buona base si potrà introdurli.
Per ulteriori informazioni, scientifiche e dettagliate, su come lo squat, eseguito correttamente, apporti benefici alla schiena, alla muscolatura e alla densità ossea, cliccate qui (Articolo del Dott. Filippo Zanella su ABC Allenamento).
Tuttavia, per concludere, tutte le elucubrazioni qui sopra elencate perdono di significato, di fronte ai due motivi principali, riportati di seguito, per i quali fare squat.


sabato 29 giugno 2013

TWILIGHT SAGA...... ESATTAMENTE, PERCHE'? - PARTE 4 (II)

Come principiare la chiosa finale di cotanta beltade? Gaudete, gaudete! Finalmente abbiamo finito! Presumendo che l'ipotetico lettore conosca già la mia opinione su questo schi.....capolavoro!, mi addentro subito nel riassunto dell'ultima parte di questo.....come dire....palo incandescente sito in zona perioculare!

La pellicola si apre con un'inquadratura degli occhi di Bella (diventati rossi...no, non è alcolismo, putrtoppo).
La copertina del "libro"
Subito capiamo come la trasformazione in orrida bestia emosucchiante abbia aumentato le percezioni della nostra: avverte lo scorrere delle gocce sul vetro della finestra, lo zampettare degli acari sul tappeto del soggiorno ed effettua una zoomata "della miseria" su una scritta del muro....Fulvio Roiter, tu e i tuoi teleobiettivi in confronto siete ridicoli!
Ecco la prima, commovente e romanticissima scena, lo scambio di sguardi tra i due raggiunge i (consueti) struggenti livelli di pathos anche se sembra che il nostro Edo abbia in realtà ingoiato un chiodo di traverso. Il romanticismo è palpabile, molto superiore ai livelli di qualsiasi stilnovista (chiedo venia, vado a svitarmi le rotule per espiare a tale bestemmia e torno), con apice, a livelli di inarrivabile bellezza, nella frase pronunciata dal nostro bello: "Sei bellissima......abbiamo la stessa temperatura ora!". Mi domando e dico: limitarsi a comunicare alla propria moglie quanto sia bella era troppo banale? Era davvero così necessario renderla edotta del fatto che la sua temperatura si aggirasse intorno a quella di un frigorifero rex?! Bastava un dannatissimo termometro!
Immaginate ora la gioia della nostra eroina al vedere di nuovo il di lei marito. Difatti lo abbraccia appassionatamente, rischiando di fracassargli la gabbia toracica: ormai non è più umana, è una bestia gelida e bipede con una forza mastodontica....per che se lo stesse chiedendo, no, non è l'abominevole uomo delle nevi, quello è decisamente più gradevole e molto più intelligente.
Sorge subito il primo problema: Isabella deve placare la sua sete di sangue e necessita quindi di andare a caccia. Vediamo dunque la nostra bellissima coppia correre spensierata nei boschi (corsa realizzata, nella versione cinematografica, con l'ausilio di una animazione veramente professionale, da far impallidire gradi di eccellenza artistica quali i Teletubbies) e giungere alla base di una parete rocciosa. Qui la nostra scorge un cerbiatto e si appresta a scagliarsi violentemente contro lo stesso ma ecco accadere il patatrac: un giovane arrampicatore, sudaticcio e muscoloso, sta affrontando la parete di cui sopra.
Bella lo fiuta con gusto (oddio, "gusto" è una parola grossa, dato che l'espressione facciale della consumata attrice in questione resta simile a quella che poteva avere Tonio Cartonio al momento dell'arresto per spaccio di stupefacenti) e decide di papparsi lui. Eccola quindi lanciarsi alla scalata, arpionando e distruggendo la roccia, con sommo scorno del Comitato Etico Alpinistico; tuttavia il buon Edo la raggiunge e riesce a convincerla a cambiare menu. Già qui sorge un dubbio: considerando che resistere alla tentazione del sangue umano sia la cosa più difficile per qualsiasi neo-vampiro, un istinto che si sopisce solo con anni di pratica, come è possibile che la nostra eroina riesca a sopprimere detto istinto in pochi secondi? Questo
personaggio, che già di per sè non sente mai un tubo, presenta la varietà emotiva di una chiavetta usb e dimostra una variatio espressiva paragonabile a quella di un telefono a gettoni, continua ad "evolversi" all'insegna della piattezza più totale, suscitando nel già di per sè scombussolato spettatore ulteriori fastidi (gastrici).
La nostra coppia al momento della caccia:
osservino siori e siore quale intensità traspare dagli sguardi
Il problema della fame viene tuttavia risolto in modo impeccabile: la nostra si azzuffa violentemente con un puma e lo sbrana con sommo gusto....vuoi mettere paragonare un pranzo romantico e tranqiullo sul terrazzo, magari a lume di candela, ad una scazzottata con un felino ringhiante e tremendamente irascibile? Siamo nel ventunesimo secolo, suvvia, il romanticismo ormai è quello dettato dai capolavori della Meyer! (non rida il lettore, parli con una qualsiasi quindicenne e si renda conto di quanto ciò sia vero e tragico).
La nostra coppia torna, soddisfatta, verso casa e ad attenderla trova nientpopodimeno che lupululà, di cui ora Bella percepisce l'intenso ed acre odore di cane bagnato (e, molto cortesemente, gli comunica che puzza da far schifo...sempre simpatica come una matita nel naso, questa ragazza), il quale non sembra eccessivamente sconvolto dalla nuova condizione della nostra eroina, nonostante avesse fatto fuoco e fiamme in tempi precedenti....la coerenza ormai si spreca. La neomamma prende tra le braccia la
figlia, cresciuta di qualche mese nel giro di cinque minuti, ma subito si pone un grosso problema. Il nostro lupesco amico ha avuto lo "stampino" con la neonata (vedasi parte precedente) e di ciò ovviamente Isabella non è felice, tant'è che principia a sbatacchiare il povero Giacobbe e compagni a destra e a mancina. Altro appunto: il "rapporto" che c'è tra la bambina e la bestia pelosa/ringhiante potrebbe anche essere interpretato poeticamente (anche se, come già detto, accostare la poesia a questo scempio è simile al paragonare un ferro da stiro ad una guglia medioevale); tuttavia gli atteggiamenti posti in essere dall'autrice e dal regista derivano verso un'idea ben diversa, come definirla? Vediamo.......quella di un canide pedofilo
sessualmente iperattivo? Precisamente! Mi perdoni il lettore per la brutalità con cui ho reso questa tremenda immagine ma è precisamente ciò che traspare dal momento in questione. Mi domando: non tanto quel drago letterario che è Stephanie Meyer (riuscita a partorire un tripudio di boiate su carta straccia in quattro copie) ma un qualsiasi lettore o correttore non avrebbe potuto purificare tanta mors letteraria (e purificare la terra stessa dalla figura corporea dell'"autrice" in questione) con....non so.....un lancifiamme? Sarebbe stato troppo bello.
Dopo una serie di interessantissime scene (quali l'insediamento della meravigliosa coppia nella nuova dimora e la conseguente molto focosa gita tra le lenzuola) ecco giungere l'ennesimo inghippo: il padre di Bella, preoccupato della sorte della figlia, cerca in ogni modo di rintracciarla. A svelare l'arcano ci pensa in parte il nostro amico lupululà. Egli, con l'intento di dimostrare come bella sia cambiata, si reca a parlare con Charlie (il padre della nostra) e inizia a spogliarsi (quel benedetto ragazzo non riesce a fare a meno di levarsi i vestiti), suscitando il di lui evidente imbarazzo. Ma ecco che, incredibile! Il nostro Giacobbe si trasforma in un lupo, facendo vedere i sorci verdi al povero Charlie.....sempre di bestiacce si tratta! Bella deve incontrarsi col padre, senza rendere evidente il fatto di essere diventata una vapira swarovski: ecco quindi che i membri della famiglia (dopo averle messo un paio di lenti a contatto marroni) dispensano preziosi consigli su "come sembrare umana", quali "non correre dal tavolo al divano in mezzo secondo", "non sembrare uno stocafisso con la varietà emotiva di un imbuto" (e quello, per la nostra, è pressochè impossibile) e "alzare le spalle per dare l'idea di respirare". Ciò posto, è vero che Bella si è appena trasformata, è vero che già da umana stabiliva nuove vette di apatia e di rompimentodimaro....ehm sì, però è possibile che si sia già dimenticata come è essere un'umana e si sia già abituata alla sua nuova natura?! Nel giro di dieci minuti?! Mi immagino la nostra amica Stephenie: "maaaaa questa cosa devo spiegarla? Ma no, tanto il mondo è pieno di imbecilli
che leggeranno questo schifo senza un minimo di autocritica" (termine che, mi pare palese, le è assolutamente sconosciuto). La spiegazione scientifica e puntuale di tale comportamento viene spiegata nell'immagine qui sotto.

Appare Team Edward selvatico!
Team Edward selvatico usa Scartavetramento di balle: "Cioè no tu nn hai cpt, guarda ke nl libbro è spiekato xk, nl film no ma xk qll k konta è la sstnz..."
Charlie e la nostra discutono della situazione e la cosa si conclude senza che nessuno spieghi alcunchè.......intanto questo pover'uomo ha rischiato l'infarto durante la trasformazione di Giacobbe ma pazienza.
La neonata intanto cresce a vista d'occhio e ciò insospettisce i Volturi (vedasi parti precedenti), i quali ritengono (a torto) che la bimba sia una specie di vampiro immortale dal potere immenso e che possa in qualche modo ledere il loro potere (già in passato avevano sterminato allegramente interi clan, interi villaggi e alcuni di questi neonati, con la ormai palese ed esplosiva simpatia che li contraddistingue). I nostri cercano quindi di raccogliere quanti più testimoni possibile per salvare la vita alla bambina......sì, ne sono conscio, tutto questo popo di boiat...CONCETTI, assomigliano più alla pozione della Maga Magò che a una trama ma non posso farci nulla se quel genio della Meyer ha partorito degli arzigogoli sì incasinati!
Ecco dunque la nostra coppia, la bambina e l'amico peloso apprestarsi a girare mezzo mondo per recuperare più testimoni possibili (ognuno presentato con ampio sfoggio dei suoi poteri) a cui la neonata mostra di non essere una immortale e di essere stata partorita da un'umana. Il livello della noia raggiunge vette di rara altitudine.

Ecco l'ennesimo colpo.....di scena? No, di cuore. Scopriamo che Bella è nientepopodimeno che uno "scudo": leggasi che è in grado di deflettere i poteri degli altri vampiri e creare una "bolla anti-poteri" per proteggere gli alleati. La nostra padroneggia cotanta abilità in un minuto, con l'ausilio del bell'Edo che si immola per darle più motivazione (come se fosse possibile scuotere quella cariatide). Altra intelligentissima trovata letteraria: un personaggio apatico, inconcludente, inerte, insulso ed inattivo non possiede nemmeno una abilità ATTIVA specifica ma solo l'ennesima passività....questo è senza dubbio il modo migliore per rendere interessante cotale tsunami di inchiostro.
Dopo una serie di scene lueeeeeeeeente, noiose e assolutamente necessarie, scopriamo (mediante una visione della molto-gnocca-sibilla-cumana-anche-chiamata-Alice) qualcosa di tragico: par non sia destino che Edward e Bella possano vivere con la figlia....il motivo, come sempre, non è chiaro e l'irritazione è sempre più a portata di stomaco.
Prima della battaglia il nostro gruppo di vampiri si siede attorno al fuoco a raccontare storie di guerra, storie
delle guerre cui hanno partecipato (guerra di indipendenza, battaglia di Little Big Horn, rivoluzione irlandese, tutti fatti storiograficamente collegati quanto potrebbero esserlo un ditale e una tigre dai denti a sciabola).....non bastava, evidentemente, violentare la letteratura, occorreva pure scomodare la storia!

La foga (e l'evidente imbarazzo intestinale) dell'attacco
di Bella
A questo punto vi è davvero un colpo di scena: troviamo l'UNICO messaggio positivo che si può individuare nell'"opera omnia" in questione (mi vengono i brividi ad utilizzare il latino in questo ambito). Il buon Edo si sente in colpa a mettere in pericolo tante persone solo per "essersi innamorato di un'umana" e Carlisle gli fa notare che anche lui ha diritto di trovare qualcuno da amare ed essere felice; "tutti abbiamo qualcosa per cui lottare", conclude alludendo alla moglie. Sebbene ben altri geni letterari abbiano espresso i medesimi concetti in termini ben più alti e poetici, finalmente troviamo un pensiero lodevole ed importante: combattere e lottare sempre per coloro che si ama, indipendentemente dalle difficoltà o dagli ostacoli. Ciò non salva l'"opera" dalla caduta nel camino acces....dimenticatoio! ma quantomeno è possibile salvare un unico concetto.
Principia ora la battaglia: "Gruppo-Cullen" e ringhianti pelosi da un lato, Volturi dall'altro. La scena è a dir poco epica....quattro gatti che si fronteggiano su una pianura innevata, la tensione è palpabile, il mal di stomaco pure.
Dopo che Aaro (ridendo in modo estremamente mascolino) conosce Renesme, dopo che colei che aveva "spifferato" la natura della bambina ai Volturi viene carinamente decollata ed incendiata come un cerino e dopo un toccante discorso dello stesso Aaro sulla pericolosità degli esseri umani e delle loro armi moderne (sì, è chiarissimo come ciò c'entri con la questione in oggetto), dopo che Alice riappare magicamente per mostrare ai Volturi quale sia la natura della neonata, ecco prendere avvio il parapiglia.
Il poetico e strappalacrime ricongiungimento finale
Clamore, lotta, distruzione, voli stile jumbo-jet da parte dei contendenti, ringhi, ululati, salti, effetti speciali dell'ormai consueto valore, decollazione e smembramento di circa metà del cast, (cosa di cui tutti siamo ben più che felici) compresa la simpaticissima biondina della seconda parte (sgagnata con sommo gusto da un lupo), la nostra meravigliosa coppia (aiuto) riesce ad eliminare il capo dei Volturi ma..........colpo di scena! Tutta la battaglia altro non è se non una visione di Alice, che mostra il futuro ad Aaro stesso. Adduce come testimone anche un indigeno brasiliano, umano frutto dell'unione tra una donna ed un vampiro, che presenta le stesse caratteristiche di Renesme (andare a recuperarlo prima ed evitare tutto questo rincorrersi di eventi inconcludenti sarebbe stato troppo bello)....nulla è quindi pericoloso, non è necessario combattere e la pace è ristabilita. Tutto ciò rappresenta senza ombra di dubbio il finale più imbecille della storia (non letteraria, non è d'uopo definire codesta oscenità "letteratura"): scene finali adrenaliniche, climax in risalita vertiginosa con un apice di pathos (in questo caso il termine è utilizzato volutamente e non ha nessuna accezione ironica) nella decollazione di Aaro......per poi sgonfiare il tutto con questa trovata ridicola. Ormai è assodato che il concetto di "suscitare e tenere viva l'attenzione" non fa proprio parte dell'immaginario della Meyer.
Tutto è concluso, i nostri si abbracciano sorridendo tutti insieme appassionatamente. La pellicola si chiude
con l'immagine dei nostri due piccioncini, abbracciati poeticamente in un campo fiorito.

Non tedierò il lettore con un'ulteriore analisi conclusiva, mi limito solo a comunicargli ciò: vado a stappare lo Champagne, questo calvario è terminato!!! Ave atque vale!

Dulcis in fundo, tuttavia, ci tengo a stendere un ultimo dettaglio, una dedica ed un ringraziamento.
Ben conscio che il romanticismo si trovi in testi ben più alti ed adatti, rispetto agli argomenti qui trattati, e ben consapevole che esistano cose più soavi cui affidare una dedica, dedico, proprio perchè frutto del "lavoro delle mie dita", questa "recensione" ad una persona più che speciale ed importante per me, che si è sorbita la visione di questo orrore insieme al sottoscritto, che mi ha spronato a stendere questa "critica" ispirandomi come una musa della letteratura classica, che ha avuto la pazienza di leggerne la bozza e darmi un'opinione, che ha realizzato l'immagine e la descrizione del "Team Edward" (per cui la ringrazio infinitamente) e che ha una cultura artistica (ed un egual talento) ben superiore alla mia.
A Chiara, con tutto il mio amore, perchè coltivi sempre l'interesse e la passione per ciò che è bello, perchè spinga sempre avanti con convinzione la sua sottilissima intelligenza ed il suo talento, senza lasciarsi scoraggiare da nulla e rispondendo sempre agli eventuali "detrattori" con la sua brillante personalità.

venerdì 25 gennaio 2013

APPELLO PER L'ISTITUZIONE DI UN MINISTERO DELLA CULTURA - ROBERTO ESPOSITO, ERNESTO GALLI DELLA LOGGIA


Ritengo sia tanto importante quanto doveroso (e necessario) riportare un accorato appello di due grandi studiosi italiani (Roberto Esposito ed Ernesto Galli della Loggia) al fine di istituire un Ministero per la Cultura in Italia; una delle tante, troppe, mancanze del nostro meraviglioso paese.
Come già ricordato, in un mondo in cui sembrano contare solo le previsioni ed i piani economici, troppo spesso ci si dimentica delle nostre importanti e preziose radici. Se si desse il giusto e doveroso peso a tutte le meraviglie della nostra penisola (meraviglie che attirano milioni di turisti ogni anno), forse, e dico forse, anche la "dea economia" potrebbe ottenere ben più di "qualche" risultato positivo.
Invece, purtroppo, siamo afflitti da esempi recentissimi di lampante menefreghismo nei confronti della nostra cultura. Più recente fra tutti (del 25 gennaio 2013 le notizie al riguardo), la situazione del Colosseo (sì, quello di Roma, quel poco famoso e decisamente sconosciuto circo che nessuno fotografa quando si reca in visita nella Capitale) che sta letteralmente "cadendo a pezzi". A questo ultimo proposito vi rimando allo splendido articolo del mio illustre collega Alberto Gallo Stampino.
Preserviamo i tesori del nostro passato, non dimentichiamoci dei nostri altissimi predecessori.
"Historia magistra vitae", come diceva Cicerone; è vissuto quasi duemila anni fa ma il peso delle sue parole non è per niente vetusto.

Roberto Esposito
Di seguito l'edizione integrale dell'appello.

FONTE: Ansa

"L'Italia è uno dei pochi Paesi d'Europa che non ha un Ministero della Cultura: noi ne proponiamo l'istituzione. Lo facciamo conoscendo bene, naturalmente, i motivi che fin qui l'hanno sconsigliato. Ma ci sembra che assai più importanti siano le ragioni che militano a suo favore. Una, prima di ogni altra. La crisi in cui è entrata l'Italia con l'inizio del XXI secolo non è (o non è solo) una crisi economica, politica, istituzionale, e quindi sociale. E' prima di tutto una crisi d'identità, e cioé in definitiva una crisi culturale. E' innanzi tutto venuto meno, infatti, quel fattore costitutivo di ogni identità personale e collettiva che é la consapevolezza di ciò che lega e, legando, tiene insieme cose differenti: nel nostro caso il legame, da un lato, tra il passato e il futuro possibile della nostra vicenda nazionale, e dall'altro quello tra le varie parti e le diverse, talora diversissime, vocazioni che storicamente hanno composto in un tutto unico tale vicenda.
Da tempo viviamo l'aspra congiuntura presente senza alcuna idea di fondo che possa conciliare le varie e drammatiche esigenze dell'oggi in una prospettiva d'insieme della storia nazionale. Anche perché abbiamo smarrito la consapevolezza della peculiarità di tale storia, una peculiarità altamente problematica, certo, ma pregna di inestimabili risorse intellettuali e pratiche. In un senso profondo non sappiamo più da dove veniamo e che cosa siamo. E perciò neppure dove dirigere il nostro cammino: l'arresto della crescita economica è anche questa paralisi della coscienza nazionale.
Ernesto Galli della Loggia
Si potrebbe obiettare che questo discorso era vero quando gli Stati nazionali erano organismi più o meno autosufficienti e dotati di pieni poteri sovrani. Non oggi, quando da un lato la globalizzazione, dall'altro l'Unione Europea nonostante i suoi limiti, sottrae ai governi dei singoli Paesi sempre più competenze. Non siamo d'accordo. In realtà, proprio perché è così, e tanto più per chi considera inevitabile e positiva questa cessione di sovranità all'Europa, la definizione di un'idea del Paese appare sempre più necessaria. L'Europa non può voler dire il supino convergere di Stati, Popoli e Nazioni in una sterile indeterminatezza. Al contrario, il processo d'integrazione ha un senso e un futuro solo se sarà capace di valorizzare le differenze culturali dei vari Paesi, se non apparirà un loro nemico. Il futuro dell'Europa sta proprio nella composizione tra la massima, reciproca compatibilità economica nonché istituzionale e la capacità di tener vive le diversità, a cominciare da quelle linguistiche. E' innanzi tutto a questo gigantesco insieme di problemi che noi vediamo sovrintendere un Ministero della Cultura. Ma non solo. C'é forse qualcosa di ancora più importante. Si tratta della necessità di aprire una fase interamente nuova nella vita del Paese. Di creare una frattura con quanto d'insensato, di confuso, di meschino ha occupato negli ultimi decenni la scena italiana stravolgendola e spesso ferendola a morte. Abbiamo fatto scomparire luoghi e paesaggi unici al mondo, cadere in rovina siti archeologici e monumenti illustri, lasciato in abbandono biblioteche preziose. Ma non ci siamo accorti che, così facendo, inaridivamo anche la fonte di quella umile e insieme alta creatività per cui l'Italia va famosa, e che si manifesta nella sua grande tradizione artigiana, nell'eccellenza di tanta sua produzione agricola, nell'inventiva ingegnosa di tante sue industrie di ogni tipo. Ma questa creatività, questa produzione di cose materiali, lo ripetiamo, non nasce dal nulla. Discende per mille tramiti da un articolatissimo substrato di gusto, di sensibilità, di idee. Nasce dalla cultura. La cultura italiana, presa nel suo insieme e sull'arco lunghissimo che va da Roma fino ad alcuni segmenti del Novecento, mantiene una qualità, una forza, una ricchezza che non è facile trovare altrove, e che a tratti affiora nell'interesse internazionale. Dove, più che in Italia, è stata pensata la storia come ciò che mantiene in rapporto e in tensione passato e presente, origine e attualità, conservazione e innovazione, dove altro i termini stessi di 'Rinascimento' e di 'Risorgimento' danno il senso di questa dialettica? Dove, più o prima che da noi, ci si è interrogati sul significato specifico di una politica non coincidente con la dimensione statale perché capace di contemperare ordine e conflitto senza sacrificare l'uno all'altro? E dove, se non nella nostra cultura, sempre in transito tra l'Italia e il mondo, è stata altrettanto vivace la dialettica tra identità e differenza, proprio ed estraneo, territorio e sconfinamento? Solo appropriandoci nuovamente di questo patrimonio, solo ripensandolo e rianimandolo di propositi nuovi, sarà possibile riprendere il cammino uscendo dalla paralisi odierna. Sarà possibile rimettere al centro dell'attenzione il significato e il destino della nostra vita collettiva. Aprirci al futuro. E' precisamente ciò che noi crediamo dovrebbe spingere a fare un Ministero della Cultura: aiutare il Paese a pronunciare una parola alta e consapevole sulla sua storia passata e recente, aiutarlo a far udire questa voce fuori dei suoi confini e a ridefinire quello che può essere il ruolo dell'Italia in Europa: un ruolo prima che politico e istituzionale, ideale e umano. Il ruolo della cultura, appunto.
Conosciamo bene, naturalmente, i due principali motivi che hanno finora impedito l'esistenza di un tale Ministero: e cioé il ricordo del Minculpop fascista da un lato, e il timore di una cultura di Stato (che poi nel nostro caso diverrebbe inevitabilmente una cultura di partito) dall'altro. Erano motivi validi 50, forse 30 anni fa: ma per quanto tempo e in quanti campi ancora dovremo stare fermi, per paura di muoverci? Chi ha una ragionevole fiducia nella democrazia italiana e nelle sue istituzioni, e nella pur confusa ma alla fine perspicua intelligenze delle cose dei suoi cittadini, non deve restare prigioniero inerte del passato: deve avere il coraggio di aprire già oggi una nuova fase nella storia del Paese".

giovedì 24 gennaio 2013

MISTY MOUNTAINS - CANTO DEI NANI


ORIGINALE (Edizione del testo: HarperCollins)

Far over the misty mountains cold
La scena del canto durante il film
To dungeons deep and caverns old
We must away ere break of day
To seek the pale enchanted gold.

The dwarves of yore made mighty spells, 
While hammer fell like ringing bells
In places deep, where dark things sleep, 
In hollow halls beneath the fells.

For ancient king and elvish lord
There many a gleaming golden hoard
They shaped and wrought, and light they caught
To hide in gems on hilt of sword.

On silver necklaces they strung
The flowering stars, on crowns they hung
The dragon-fire, in twisted wire
They meshed the light of moon and sun.

Far over the misty mountains cold
To dungeons deep and caverns old
We must away, ere break of day, 
To claim our long-forgotten gold.

Goblets they carved there for themselves
And harps of gold; where no man delves
There lay they long, and many a song
Was sung unheard by men or elves.

The pines were roaring on the height, 
The winds were moaning in the night.
The fire was red, it flaming spread;
The trees like torches blazed with light.

The bells were ringing in the dale
And men looked up with faces pale;
The dragon's ire more fierce than fire
Laid low their towers and houses frail.

The mountain smoked beneath the moon;
The dwarves, they heard the tramp of doom.
They fled their hall to dying fall
Beneath his feet, beneath the moon.

Far over the misty mountains grim
To dungeons deep and caverns dim
We must away, ere break of day,
To win our harps and gold from him!


TRADUZIONE (Edizione del testo: Società Tolkeniana Italiana)

Lontan sui monti fumidi e gelati
"Il canto dei nani" - Illustrazione di John Howe
in antri fondi, oscuri e desolati
prima che sorga il sol dobbiamo andare
i pallidi a cercar ori incantati.

Facevan i nani un dì magiche gesta,
battendo mazze qual campane a festa
dove dorme laggiù tetro un mistero, 
negli antri sotto la rocciosa cresta.


Per prenci antichi degli elfi signori,
gli accumulati e balenanti ori
lavoravano ad arte, il dì lasciando fuori
per dare a gemme d'elsa nuovi splendori.

Trapuntavan di stelle le collane
i serti con baglior di drago immane, 
poscia in ritorto fil di sole e luna
intessevan le luci in filigrana.

Lontan sui monti fumidi e gelati
in antri fondi, oscuri e desolati, 
prima che sorga il sol dobbiamo andare 
per poter alfin gli ori obliati riscattare.

Calici e arpe cesellavan d'oro 
e dove gli uomini non scavan, loro
vissero a lungo, ma dei lieti canti
né uomo né elfo udì mai il coro.

I pini sulle alture eran ruggenti,
alti gemean nella notte i venti.
Il rosso fuoco si spargeva parimenti, 
gli alberi come torce erano splendenti.

Le campane s'udivan per la vallata
e la faccia d'ognuno era sbiancata;
l'ira del drago più feroce di fiammata
distrusse torri e case all'impazzata.

Fumava il monte nel chiaror lunare;
i nani udiron la morte pronta avanzare.
la lor casa lasciaron per morire
sotto quel drago nel chiaror lunare.

Lontan sui monti fumidi e gelati
in antri fondi, oscuri e desolati, 
prima che sorga il sol dobbiamo andare
per l'arpe e l'oro a noi strappati riconquistare.



NOTA: esiste una traduzione leggermente diversa dal punto di vista della punteggiatura. Trattasi di quella pubblicata nell'edizione di Adelphi de "Lo Hobbit".

lunedì 7 gennaio 2013

CITAZIONI IN LINGUA ORIGINALE - "LO HOBBIT - UN VIAGGIO INASPETTATO" (OPINIONI, PARTE 1 e PARTE 2)


Ave nuovamente, oh lettore che t'addentri in questo blog.
Il seguente pezzo vuol strettamente legarsi all'"articolo opinionistico", diviso in due parti, sul film "Lo Hobbit - Un Viaggio Inaspettato" (Prima parte qui, seconda parte qui).
Le virgolette sono fortemente volute dato che il sottoscritto ritiene di aver steso non un "articolo" nel senso stretto del termine ma una mera serie di opinioni più o meno interessanti.
Chi scrive ritiene sia doveroso riportare nella lingua originale le citazioni, tanto de "Lo Hobbit" quanto de "Il Signore degli Anelli", contenute nel suddetto articolo. Lasciamo che siano proprio le parole scelte dal Professore a guidarci nuovamente nel meraviglioso mondo della Terra di Mezzo.

PARTE 1 (link)

"Arkenstone" (Archepietra o Arkengemma)

"Nasty disturbing uncomfortable things! Make you late for dinner! I can't think what anybody sees in them," - ("Brutte fastidiose scomode cose! Fanno far tardi a cena! Non riesco a capire cosa ci si trovi di bello!")

L'edizione per il cinquantesimo anniversario
de "Lo Hobbit" - Ed. HarperCollins
"Do you wish me a good morning, or mean that it is a good morning whether I want it or not; or that you feel good this morning; or that it is a morning to be good on?" - ("Mi auguri un buongiorno o vuoi dire che è un buon giorno che mi piaccia o no; o che ti senti buono, quest'oggi; o che è un giorno in cui si deve essere buoni?")

"deep-throated singing of the dwarves in the deep places of their ancient homes" - ("un roco canto di nani che sembrava salire dai recessi delle loro antiche case;")

"Dawn take you all, and be stone to you!" - ("L'alba vi prenda tutti e sia di pietra per voi!")

"Oakenshield" - ("Scudodiquercia")

"Right before the doors he caught Azog, and there he slew him, and hewed off his head. That was held a great feat, for Dáin was then only a stirpling in the reckoning of the Dwarves." [APPENDIX A, PART III, Durin's Folk] - ("Riuscì ad afferrare Azog prima che varcasse il Cancello e lo uccise. E quella fu considerata una grande prodezza, perchè Dáin per i Nani era appena un adolescente" [Appendice A, "Annali di Re e Governatori", in coda a "Il Signore degli Anelli"])

"at one time dwelt at Rhosgobel, near the borders of Mirkwood" - ("The Fellowship of the Ring", Book II, Chapter II, "The Council of Elrond") ("visse un tempo a Rhosgobel, vicino ai confini del Bosco Atro." (cfr il discorso di Gandalf ne "La Compagnia dell'Anello", Libro II, Capitolo II, "Il Consiglio di Elrond")


PARTE 2 (link)

"Radagast the Brown!" laughed Saruman, and he no longer concealed his scorn. "Radagast the bird-tamer! Radagast the Simple! Radagast the Fool! Yet he had just the wit to play the part that I set him." ("The Fellowship of the Ring", Book II, Chapter II, "The Council of Elrond") - ("Radagast il Bruno!", rise Saruman, senza più celare il suo disprezzo. "Radagast il Domatore d'uccelli! Radagast il Semplice! Radagast lo Sciocco! Eppur gli è bastata quel po' di intelligenza per recitare la parte che gli ho affidata." - cfr. "La Compagnia dell'Anello", Libro II, Capitolo II, "Il Consiglio di Elrond")

"White Council" - "Bianco Consiglio"

L'edizione per il cinquantesimo anniversario
de "Il Signore degli Anelli" - Ed. HarperCollins
"It afterwards become clear that Saruman had then begun to desire to possess the One Ring himself, and he hoped that it might reveal itself, seeking its master, if Sauron were let be for a time"./"Saruman begins to search near the Gladden Fields" - (Nota a piè pagina e descrizione dell'anno 2851 della terza era: "Più tardi si comprese che Saruman incominciò a desiderare proprio allora di possedere per sè l'Unico Anello; egli sperava che il potere dell'Anello si sarebbe rivelato da sè, quasi cercando il suo padrone, se Sauron fosse stato lasciato in pace per qualche tempo"./"Saruman incomincia a compiere ricerche in prossimità di Campo Gaggiolo")

"Saruman discovers that Sauron's servants are searching the Anduin near the Gladden Fields, and that Sauron therefore has learned of Isildur's end. He is alarmed, but says nothing to the Council" - (nota dell'anno 2939 della terza era: "Saruman scopre che i servitori di Sauron stanno ispezionando l'Anduin nei pressi di Campo Gaggiolo e che Sauron è quindi al corrente della fine di Isildur. E' preoccupato ma non dice nulla al consiglio")

"[...] Saruman agrees to an attack on Dol Guldur, since he now wishes to prevent Sauron from searching the River." - (nota all'anno 2941 della terza era: "[...] Saruman acconsente all'attacco contro Dol Guldur, poichè ora vuole impedire a Sauron di cercare nel Fiume")
[per queste ultime tre citazioni cfr. APPENDIX B, "The Tale of Years" (Chronology of the Westlands), The Lord of The Rings - ("Appendice B, "Il Calcolo degli anni" in coda a "Il Signore degli Anelli")]

"He must fight. He must stab the foul thing, put its eyes out, kill it. It meant to kill him. No, not a fair fight. He was invisible now. Gollum had no sword. Gollum had not actually threatened to kill him, or tried to yet. And he was miserable, alone, lost. A sudden understanding, a pity mixed with horror, welled up in Bilbo's heart: a glimpse of endless unmarked days without light or hope of betterment, hard stone, cold fish, sneaking and whispering. All these thoughts passed in a flash of a second. He trembled." - "The Hobbit", chapter V, "Riddles in the dark" - ("Doveva combattere. Doveva pugnalare quel pazzo, cavargli gli occhi, ucciderlo. Voleva ucciderlo. No, non era un combattimento leale. Egli era invisibile adesso. Gollum non aveva una spada. Gollum non aveva ancora realmente minacciato di ucciderlo, o cercato di farlo. Ed era infelice, solo e perduto. Un'improvvisa comprensione, una pietà mista a orrore, sgorgò nel cuore di Bilbo: rapida come un baleno gli si levò davanti la visione di infiniti, identici giorni, senza una luce o una speranza di miglioramento: pietra dura, pesce freddo, strisiciare e sussurrare. Tutti questi pensieri gli passarono davanti in una frazione di secondo. Egli tremò." (cfr. "Lo Hobbit", capitolo V, "Indovinelli nell'oscurità").)

NOTA: Le citazioni sono state raccolte da due edizioni del testo: per la versione italiana le edizioni di Bompiani e per la versione inglese quelle di HarperCollins.

sabato 29 dicembre 2012

TWILIGHT SAGA...... ESATTAMENTE, PERCHE'? - PARTE 4 (I)


Buongiorno (o buonasera) mio caro lettore e benvenuto alla quarta parte di cotanta horrida mors letteraria et cinematografica.
La copertina del "libro"
Vorrei anzitutto esporre una premessa. Ho deciso di seguire la suddivisione cinematografica piuttosto che quella letteraria (quindi di commentare separatamente le due parti del "film" "Breaking Dawn" piuttosto che stendere un singolo commento sul cartaceo imbrattamento dal titolo omonimo) per un semplice motivo: il livello di idiozia e stupidità raggiunge vette talmente elevate da non poter essere condensato in un singolo "articolo", per il bene psico-fisico dei miei venticinque lettori, come diceva Manzoni (anche se non ho di certo la presunzione di paragonarmi a tanta maestria). Penso non sia così necessario sottolineare l'astuta manovra economica in questione: girare due pellicole per intascare il doppio del guadagno dalle ragazzine fanatiche ed assatanate. Qui un ipotetico interlocutore potrebbe sollevare un'obiezione di questo genere: "Eh dai però hanno fatto così anche con l'ultimo libro di Harry Potter".....verissimo, peccato che vi sia una piccola differenza: Harry Potter, pur non essendo una saga epica e nemmeno un esempio di alta letteratura, è interessante, vario, originale ed avvincente; ciò per cui, invece, chi scrive sta perdendo appetito e slancio sessuale rappresenta l'apoteosi della noia e dell'inutilità.

Reazione di chiunque alle dichiarazioni della Meyer
Prima di tutto è d'uopo sottolineare un fatto. La creatrice di questa "opera" (Stephenie Meyer) ha espressamente dichiarato di essersi ispirata, per la stesura del "libro secondo" presente all'interno del testo, a "Sogno di una notte di mezza estate" e a "Il Mercante di Venezia" di William Shakespeare. Ora, non credo sia il caso di ripescare la vetusta ed inflazionata espressione "Si sta rivoltando nella tomba", anche perchè penso che non sia adeguata alla situazione presente. Sono convinto che la tomba l'abbia sfondata con veemenza! Non bastava aver violentato millenni della più alta letteratura nooo.....bisognava pure tirare in ballo una personalità specifica! Lascio al lettore la spiegazione del parallelismo tra "Twilight" e "Il Mercante di Venezia" (sto per avere un arresto cardiaco; che paragone tremendo); la mia limitatissima intelligenza non riesce a coglierla.

Ordunque torniamo a noi.
Cercherò di condensare nel modo più rapido ed indolore possibile la prima parte, apogeo della noia più mortale mai provata da essere umano.
Tutto ha inizio in una giornata piovosa (come già detto, non si capisce tanto il motivo per il quale i momenti più "intensi" di questi obbrobri avvengano mentre diluvia quanto la drammatica mancanza di ombrelli nella cittadina di Forks); il buon Giacobbe, ricevuto l'invito alle nozze tra Edoardo ed Isabella, viene invaso da una rabbia dilagante e, gettando in terra la maglietta e mostrando i pettorali (facendo bagnare le cosiddette "fallo-marmocchie", perdonate il volgarismo), scappa uuuuuululando nella foresta. Utilità dell'interludio? Pari a quella di un frassino in uno sgabuzzino.
Fervono i preparativi per il matrimonio dei nostri due imbecil...EROI e la nostra Bella, dopo aver rischiato, con estrema disinvolutra, di slogarsi una caviglia (grazie ad un paio di tacchi alti mezzo metro), va a casa ad impacchettare i suoi averi e a godere d'un sonno ristoratore pre-matrimoniale. Nella di lei camera, Edward le confessa di essersi ribellato a Carlisle pochi anni dopo la sua trasformazione e di essersi messo a mordere quanti più umani possibile (tutti assassini e mostri a detta sua.....oddio non che lui potesse essere considerato un tenero micetto candido, cosa da lui stesso ammessa). Bella tuttavia non si scoraggia e decide di perpetrare il suo intento di venir "vapirizzata" dopo lo sposalizio. La notte stessa tuttavia sogna qualcosa di agghiacciante: stare in piedi con il suo sbrilluccicantoso fidanzato sulla cima di una pila di sanguinanti cadaveri (di amici, conoscenti e parenti); presagio estremamente positivo, non c'è che dire.
Quando si dice "una sposa felice"
Ha inizio il matrimonio. Bella, prima di venire accompagnata dal padre all'altare, lo prega di "non farla cadere"...mi chiedo che razza di richiesta sia questa; perchè mai la dovrebbe far cadere? Non è lui il tirannosauro impedito con ai piedi un tacco ottocentoventisette. Tuttavia credo che chiunque avrebbe avuto la fortissima tentazione di farle uno sgambetto, giusto per levarsi una soddisfazione. Pensate tuttavia qual dramma avrebbe potuto scatenare: la nostra sarebbe caduta rompendosi l'osso del collo e la storia non avrebbe avuto alcun proseguimento. No, una tale eventualità sarebbe stata decisamente troppo amara per venir contemplata. Dopo un avvicendamento di interessantissime e coinvolgenti scene quali lo scambio delle promesse matrimoniali, le danze, i discorsi di alcuni invitati (tra cui una ninna nanna cantata dalla genitrice della nostra, che vorrebbe rappresentare una poetica reminescenza dell'amore di una madre mentre in realtà risulta soltanto un patetico e mal riuscito espediente), ecco fare la sua comparsa il nostro amico lupululà. Giunge, dalla foresta vicina e con indosso una camicia (incredibile ma vero), per porgere i suoi auguri a Bella. Tuttavia si altera tremendamente per la decisione della nostra di avere un rapporto intimo con il marito prima di venir "vapirizzata" (rischiando quindi di venir uccisa, come se di rischio si potesse parlare; sarebbe più un augurio in verità). Questo povero ragazzo parte sempre con le migliori intenzioni ma si innervosisce, più o meno subitaneamente, come una iena, pur essendo lupo.....sacripante che macello.

La cerimonia giunge alla conclusione e la coppia si reca in luna di miele a Villa Esme, davanti a Rio De Janeiro, Brasile. Scelta eccellente: considerato il "glitterato" inconveniente del nostro amico, scegliere una località in cui il sole spacca le pietre tutto l'anno e la temperatura all'ombra fa ansimare un cammello mi sembra sintomo di un sottilissimo ragionamento. Nonostante i due non si facciano vedere da nessuno e restino in casa il più possibile, la scelta resta esilarante. Andare a Londra sarebbe stato troppo complesso? Ovviamente sì, decisamente poco poetico (anche se immischiare la poesia in questo scempio è motivo d'ulcera gastrica).
Finalmente, dopo anni di attesa, la nostra amica riesce ad elargire la sua virtù al marito nonostante questi, trascinato dalla passione, sfondi muri con i pugni, squarci coperte, disfi mobili e causi lividi violacei alla
moglie.....quando si dice una controparte focosa! In questo frangente, all'insegna della noia più totale, si passa da scene di vita quotidiana, corse nei campi e partite a scacchi (anche se penso che la sottile intelligenza della nostra eroina le permetta a malapena di distinguere i pezzi da quelli della dama) al dramma della coppia, sempre che di dramma si possa parlare: la decisione di Edoardo di non saltare continuamente addosso alla moglie onde evitare di trasformarla in un ammasso di carne semovente, lividi e ossa rotte...un pensiero carino non c'è che dire.
In un utilissimo interludio assistiamo ad una confusionaria ed inconcludente discussione tra Giacobbe e i suoi ululanti amici, vertente su temi come lo "stampino" (vedasi Parte 3) e il maschio alfa del branco....affascinante. In realtà nel libro questi aspetti vengono sottolineati in modo più puntuale; l'idiozia resta ma almeno è un'idiozia contestualizzata, guardiamo il lato positivo. Il dettaglio riguardante il "maschio alfa" ha in verità una precisa controparte biologica e naturale (intendasi nei veri branchi di lupi) ma non è nè il momento nè la sede più adatta per ricordarla. [Maggiori informazioni qui]
Ecco però accadere l'impensabile: Isabella improvvisamente soffre di nausea, continui conati di vomito ed in più è in ritardo con il ciclo mestruale. Anche se non sarebbe stato possibile (a detta di Carlisle stesso), la nostra è incinta di Edoardo. Bel patatrac, come si suol dire.
I due tornano di corsa a Forks e la nostra soffre intensamente. La creatura intanto cresce sempre di più e sempre più velocemente. In poche settimane raggiunge dimensioni uguali a quelle di una gestazione di nove mesi....evidentemente Bella dovrà partorire un coniglio.

Stephenie Meyer,
creatrice (non "autrice": il termine
"autore" si usa in merito agli scrittori)
 di questo scempio
Il feto (bambino, neobestiaschifosa insomma chiamatelo come vi pare) intanto mina sempre più la salute di Bella; Edward chiede a lupululà di convincerla ad abortire (presumo, non è che sia chiaro...oddio in questo marasma non c'è assolutamente nulla di chiaro) ma lei non ne vuole sapere. Giacobbe quindi, preso dall'ira e dal dolore (di nuovo....fatti dare un'occhiata figlio mio: un lupo schizofrenico non si vede tutti i giorni), chiama a raccolta i suoi simili: viene deciso di uccidere il nascituro (o la nascitura) ma il nostro si rifiuta di aderire a questa decisione e, dopo aver ben ringhiato e sguainato denti, si reca a proteggere i Cullen (seguito subitaneamente da due colleghi: Seth e Leah, Inshallah....no quello non c'entra chiedo venia).
Intanto la famiglia vampirella cerca di capire come salvare la vita a Bella meditando d'araldica e d'antiche tradizioni: molto utile, di certo più della medicina.
Il bambino/a intanto fa quasi morire di fame la sciagurata madre, impedendole di nutrirsi....sì ne sono conscio, succedono migliaia di cose insulse nello stesso momento ma non posso farci nulla! Non è di certo colpa del sottoscritto se quel genio artistico che è Stephenie Meyer ha partorito degli arzigogoli sì maldestri ed inconcludenti.
Bella allo stesso tempo assomiglia sempre di più "al Biafra" come si suol dire dialettalmente.

Preparatevi ora per uno degli aspetti allo stesso tempo più agghiaccianti ed esilaranti (per l'imbecillità della trovata in sè) di tutta la "saga": dato che il/la nascituro/a ha un desiderio di sangue sempre più violento, i geniali protagonisti qual elevato espediente escogitano? Fanno bere ad Isabella del sangue umano in un bicchiere (stile Coca Cola del McDonald's)! Siore e siori ecco a voi il nuovissimo sistema per il recupero di liquidi e calorie perdute in gravidanza, consigliato da ostetrici e ginecologi. Lascio a voi i commenti in tal senso....a me sorgono spontanee solo ingiurie.
Il ritratto della salute
Nel frattempo il buon Edo riesce a sente il/la bambino/a nel ventre della moglie: percepisce in particolare il di lei amore per i genitori e per le loro voci. "Ciao mamma; ti sto uccidendo e rendendo uno scheletro ambulante ma ti voglio tanto bene", giusto per essere nitidi. Al di là della poesia idiota ormai consueta, scopriamo un nuovo interessantissimo potere del nostro eroe: egli è nientepopodimeno che un ecografo umano! Utilissimo, senza dubbio.
Profondo e struggente è ora il momento della scelta del nome del bambino: Edward o Jacob se maschio e Renésme se femmina, crasi di Renè ed Esme, nomi delle madri degli sposi; meravigliosa scelta, sarebbe come dire Giovanldegonda...qual grazia, questa creatura è già segnata ancor prima di nascere.
Ecco giungere il momento fatidico: la nostra eroina sta per partorire (dopo essersi spezzata la schiena, non si capisce bene perchè). Dopo che al già di per sè nauseato spettatore vengono mostrati fiumi (inutili) di sangue, il nostro tiene tra le mani la figlia neonata (sì, quell'affare dovrebbe essere una bambina) e subito dopo principia a mordere Bella dovunque per riuscire a trasformarla prima della morte. Purtroppo (anzi, per meglio dire, fortunatamente) però la nostra passa a miglior vita. Intanto lupululà, pur avendo in animo di eliminare la neonata (realizzata, nella trasposizione cinematografica, con l'ausilio di una computer-grafica a dir poco orripilante....prendere una bambina vera sarebbe stato troppo semplice e troppo poco costoso), incrocia il di lei sguardo e meraviglia! Ha lo "stampino" (vedasi Parte 3) con lei; per usare una perifrasi efficace: "si innamora della neonata come un ciccione si innamora di una torta appena sfornata" (cit. Marco Consonni). Il lupesco branco quindi, nel rispetto delle antiche leggi, non può toccare nè lei nè i Cullen.
Nell'ultima scena tutti sono affranti dalla morte di Isabella (tutti meno chiunque abbia a cuore la propria salute psico-fisica ed il proprio appetito) ma ecco che accade ciò che tutti abbiamo temuto: la nostra amica riprende colore e, rigonfiandosi come un copertone dal gommista, apre gli occhi.....diventati rossi. Qui termina la trasposizione cinematografica dal titolo "Breaking Dawn - Parte 1" 
Purtroppo la fine di cotanta nauseante violenza alla letteratura ed al cinema è ancora ben lungi.
A presto con la parte 4, chiosa finale, grazie al cielo, di questa boiata.

lunedì 24 dicembre 2012

"LO HOBBIT - UN VIAGGIO INASPETTATO", OPINIONI - PARTE 2


Riprendiamo ordunque la stesura del "papiro d'opinioni" sul film "Lo Hobbit - Un Viaggio Inaspettato" ("The Hobbit - An Unexpected Journey"). Se il lettore non avesse letto la prima parte, questa può essere recuperata qui.

La scena del "Bianco Consiglio"
Dopo la splendida scena in cui Elrond Mezzelfo districa ogni dubbio riguardo alla mappa in possesso di Thorin e dopo aver mostrato allo spettatore l'origine delle lame rinvenute da Gandalf e compagni nell'antro dei troll, si passa ad un evento dalla doppia faccia. Trattasi di una riunione tra Gandalf, Elrond, Dama Galadriel e Saruman il Bianco. Durante questo incontro vengono discussi diversi avvenimenti. I membri riflettono sull'insediamento del male a Dol Guldur, sulla conseguente decadenza del Bosco Atro e sul ritrovamento di un pugnale Morgul, testimone di malvagità ed oscuro potere, da parte di Radagast il Bruno, sbeffeggiato aspramente da Saruman, ricalcando simmetricamente l'atteggiamento assunto dallo stregone alla presenza di Gandalf all'inizio de "La Compagnia dell'Anello" ("Radagast il Bruno!", rise Saruman, senza più celare il suo disprezzo. "Radagast il Domatore d'uccelli! Radagast il Semplice! Radagast lo Sciocco! Eppur gli è bastata quel po' di intelligenza per recitare la parte che gli ho affidata." - cfr. "La Compagnia dell'Anello", Libro II, Capitolo II, "Il Consiglio di Elrond").
Galadriel, Dama della Luce
("Galad" in elfico significa appunto "luce")
Scenograficamente parlando non vi è nulla da eccepire, anzi è d'uopo lodare la sconfinata maestria di Peter Jackson: colori azzeccatissimi, musica avvolgente, scenografia stessa splendida ed elficamente affascinante ma soprattutto una Galadriel (interpretata da una bravissima Cate Blanchett) splendida, ammantata di un candore e di una bellezza da mozzare il fiato, allo stesso tempo mite e tumultuosa, misteriosa e meravigliosa come solo una Dama degli elfi immaginata da Tolkien può essere.
Tuttavia la cronologia degli eventi partorita dalla altissima mente del Professore di Oxford viene nuovamente modificata.
Questo frangente altro non è se non una seduta del "Bianco Consiglio", organismo formato dalle massime personalità della casata elfica e dagli Istàri, ossia i cinque stregoni giunti dall'Ovest circa mille anni dopo la fine della seconda era che termina nell'anno 3441 con la sconfitta di Sauron da parte di Elendil, Isildur e Gil-galad (cfr. Appendice B, "Il Calcolo degli anni" in coda a "Il Signore degli Anelli").
In realtà la scoperta dell'identità del Negromante di Dol Guldur (Sauron in persona) avviene novantun'anni prima (2850, terza era) del viaggio di Bilbo con i tredici nani (2941, terza era) ed è Gandalf stesso, recandosi nella fortezza di Bosco Atro e ricevendo colà da Thráin la mappa e la chiave di Erebor, a smascherare l'Oscuro Signore. L'interpretazione del regista neozelandese, pur non rispettando appieno l'epica tolkeniana, funziona ottimamente. Molto ben reso, in particolare, è lo scetticismo di Saruman, il quale non vuol credere che il temuto grande male si sia effettivamente ridestato nella Terra di Mezzo. Se si va a spulciare la cronologia de "Il Signore degli Anelli", si può notare come il Capo dell'ordine degli Stregoni abbia rifiutato di attaccare Dol Guldur fin dalla prima convocazione del Bianco Consiglio (2851, terza era) salvo poi cedere alle pressioni di Gandalf e acconsentire, nell'anno 2941 della Terza Era. La spiegazione di questo comportamento può essere rintracciata sempre nella cronologia di cui sopra. Nella nota (a piè di pagina) dell'anno 2851 della terza era si può leggere: "Più tardi si comprese che Saruman incominciò a desiderare proprio allora di possedere per sè l'Unico Anello; egli sperava che il potere dell'Anello si sarebbe rivelato da sè, quasi cercando il suo padrone, se Sauron fosse stato lasciato in pace per qualche tempo". Nella descrizione dello stesso anno invece si legge: "Saruman incomincia a compiere ricerche in prossimità di Campo Gaggiolo" (dove Isildur era stato ucciso dagli orchi dopo la sconfitta di Sauron e dove aveva perduto l'Anello). Ancora, la nota dell'anno 2939 recita: "Saruman scopre che i servitori di Sauron stanno ispezionando l'Anduin nei pressi di Campo Gaggiolo e che Sauron è quindi al corrente della fine di Isildur. E' preoccupato ma non dice nulla al consiglio". Infine, all'anno 2941 della terza era trovasi scritto: [...] Saruman acconsente all'attacco contro Dol Guldur, poichè ora vuole impedire a Sauron di cercare nel Fiume" (per tutto il materiale appena citato cfr. Appendice B, "Il Calcolo degli anni" in coda a "Il Signore degli Anelli"). Si può quindi ben motivare l'atteggiamento del futuro traditore durante lo scambio di vedute a Imladris. Voglia il lettore perdonare la lunghezza di questo punto ma i dettagli ricordati non potevano non venir citati, al fine di contestualizzare puntualmente la
scelta registica.

Dopo un dialogo tra Gandalf e Galadriel (invenzione Jacksoniana), la compagnia dei tredici nani e Bilbo partono alla volta delle montagne, senza Gandalf (che nel libro invece li accompagna immediatamente e non appare magicamente in seguito per salvarli, come invece accade nella trasposizione cinematografica).
I giganti di pietra delle Montagne Nebbiose
Reso splendidamente è, a questo punto, l'erto ed arduo passaggio sulle vette delle Montagne Nebbiose e il "palleggio di macigni" tra i giganti di pietra: sequenza molto spettacolare e coreografica (descritta tuttavia da Tolkien in modo molto meno "esplosivo" e rocambolesco).
Si giunge ora ad un punto cardine tanto del film quanto di tutta l'epica tolkeniana. Durante una sosta all'interno di una grotta, Bilbo (che, pur avendo in animo di andarsene, viene dissuaso dagli eventi scatenatisi; frangente, questo, partorito dalla mente del regista) e i tredici nani vengono catturati dai Goblin e condotti al cospetto del loro re. Durante la marcia lo hobbit, lottando con un goblin, precipita in un burrone e viene separato dai nani (in realtà nel libro ciò avviene in un tunnel dopo la fuga dal cospetto del re di queste creature e la decollazione dello stesso da parte di Gandalf, abilmente celatosi al momento della cattura dei compagni).

Il nostro eroe, ridestatosi in una macchia di funghi umidi e mollicci, vede chi? Nientemeno che Gollum il quale, trascinando il goblin caduto nel crepaccio con Bilbo, perde un anello; nel testo, in verità, il figlio di Belladonnna Tuc rinviene l'Anello al buio mentre tasta il terreno cercando di orientarsi dopo essere stato separato da Thorin e soci e ben prima dell'incontro con Smeagol.
L'incontro tra Gollum e Bilbo
Resa invece perfettamente (non si può utilizzare altro termine) è la gara di indovinelli che segue, con un parallelismo puntualissimo (anche negli indovinelli stessi) tra libro e film. Il dualismo di Gollum è sottolineato con una cura impressionante, così come l'ansia del povero Bilbo. Lo stesso dicasi per la successiva fuga a rotta di collo del terrorizzato hobbit e la rottura dei bottoni del panciotto in un'intercapedine tra le rocce (esatta citazione dell'opera di Tolkien anche se nella pellicola viene anticipata di qualche momento rispetto a quanto scritto nel libro). Ugualmente ben realizzata è la scoperta, da parte del nostro eroe, dei poteri dell'Anello e della furia folle ed incontrollata di Gollum, causata dalla perdita "del suo Tesoro". Troviamo ora una scena molto commovente. Poco prima dell'uscita dalle gallerie, Bilbo vede il suo cammino verso la libertà ostacolato da Gollum stesso. Estrae la spada e, poco prima vibrare con disprezzo il feral colpo alla creatura, incrocia il suo sguardo. 

"Doveva combattere. Doveva pugnalare quel pazzo, cavargli gli occhi, ucciderlo. Voleva ucciderlo. No, non era un combattimento leale. Egli era invisibile adesso. Gollum non aveva una spada. Gollum non aveva ancora realmente minacciato di ucciderlo, o cercato di farlo. Ed era infelice, solo e perduto. Un'improvvisa comprensione, una pietà mista a orrore, sgorgò nel cuore di Bilbo: rapida come un baleno gli si levò davanti la visione di infiniti, identici giorni, senza una luce o una speranza di miglioramento: pietra dura, pesce freddo, strisiciare e sussurrare. Tutti questi pensieri gli passarono davanti in una frazione di secondo. Egli tremò." (cfr. "Lo Hobbit", capitolo V, "Indovinelli nell'oscurità").

La medesima meravigliosa poesia posta in essere dalla maestria del Professore trova qui una davvero commovente (perdoni il lettore la ripetizione ma altro lemma non renderebbe egual giustizia) realizzazione grazie allo intensissimo scambio di sguardi tra il protagonista e Gollum (grandissima abilità viene palesata sia da parte di Martin Freeman che da parte di Andy Serkis, con l'ausilio di un impressionante lavoro in computer grafica). Gli occhi dello spettatore non possono che inumidirsi davanti a tanta grazia. Nitido torna alla mente il discorso di Gandalf a Frodo dentro Moria durante "La Compagnia dell'Anello": "Peccato? E' stata la pena che gli ha fermato la mano. Molti di quelli che vivono meritano la morte e molti di quelli che muoiono meritano la vita. [...] Il mio cuore mi dice che Gollum ha ancora una parte da recitare, nel bene o nel male, prima che la storia finisca. La pietà di Bilbo può decidere il destino di molti" (cit. dal film "La Compagnia dell'Anello").

Thorin Scudodiquercia, poco prima di scagliarsi su Azog
Dopo la fuga dei nani dai tunnel (molto coreografica e spettacolare), l'elusione di Smeagol da parte di Bilbo ed un monologo di quest'ultimo sul valore della casa e del "ritorno all'ovile" (toccante seppur breve), lo spettatore ammira la scena finale, anche questa dalla duplice facciata. I nani, lo stregone e Bilbo, inseguiti da lupi ed orchi, si arrampicano su alcuni alberi. Nonostante sia di grande impatto scenico (effetti grafici ottimi e scelte scenografiche accattivanti ed adrenaliniche), la decisione di Peter Jackson di inserire nuovamente l'orco Azog (vedasi Parte I) e di far scagliare con odio e violenza Thorin (con una memorabile inquadratura del re dei nani all'attacco attraverso un corridoio di fiamme con Orcrist sguainata ed un urlo poderoso) contro lo stesso, risulta quantomeno azzardata. Inoltre lo stesso hobbit, vedendo il capo della compagnia in evidente pericolo di vita, cercando di salvarlo si scaglia con foga contro Azog stesso (in linea con un ipotetico rinvigorimento della "parte tucchica", più volte ricordata da Tolkien, del suo tranquillo animo di abitante della Contea), fatti entrambi completamente assenti nel testo. L'odio di Thorin all'indirizzo del malvagio orco è palpabile ma proprio qui sta il secondo motivo di dubbio, in merito all'utilizzo di questo personaggio, da parte di chi scrive (si veda di nuovo la Parte I): Tolkien pone sì un deciso accento sull'odio del figlio di Thráin ma detto odio (endemico, viscerale e terribile) è indirizzato non ad Azog bensì al drago Smaug. La scelta del regista di modificare a tal punto questo aspetto cardine de "Lo Hobbit" per trasferirlo invece su una figura circostanziata dal Professore in un ambito molto diverso e legata al testo in modo non così marcato, è, nonstante sia perfetta ai fini della mera realizzazione cinematografica, molto strana (e decisamente fastidiosa per un qualsiasi amante dei libri di Tolkien).
La mappa di Thorin

I nani, Gandalf e lo hobbit vengono infine salvati dalle Aquile delle Montagne Nebbiose e depositati sulla cima di una roccia a forma di testa d'orso (presumibilmente la Carroccia stessa); Thorin abbraccia Bilbo ringraziandolo per il coraggio dimostrato e rimangiandosi tutti i suoi precedenti dubbi circa l'adesione di costui alla spedizione. In verità, nel libro, i nani cambiano radicalmente la loro opinione sul povero hobbit, trattandolo con rispetto e nobiltà, ben più avanti (dopo gli eventi di Bosco Atro).

Nell'ultima scena del film i tredici viaggiatori, Gandalf e lo hobbit, dall'alto della rupe, spaziano lo sguardo su una immensa foresta e scorgono in lontananza l'eterea sagoma di Erebor, meta del loro viaggio.

Howard Shore
Tirando le somme, che dire? "Lo Hobbit - Un viaggio inaspettato" è un bellissimo film, ben diretto e ben recitato, spettacolare, comico, drammatico ed epico allo stesso tempo, testimone della grande maestria del buon PJ anche se qualche interpretazione molto libera, seppur figlia della "filosofia" citata nella prima parte, potrebbe far storcere il naso ai cultori più sinceri dell'opera omnia di J.R.R. Tolkien (tra i quali si pone anche il redattore di questo pezzo). Se proprio si vuol trovare una lieve pecca, alcune scene, mediante la scelta di montaggio posta in essere, sono state forse "troncate" un po' troppo rapidamente, proprio nel momento di maggior pathos (si ringrazia Chiara Mariani per aver portato questo dettaglio all'attenzione di chi scrive). Menzione d'onore merita senza dubbio alcuno la entusiasmante colonna sonora, composta e diretta da Howard Shore: epica, maestosa ed imponente in alcuni frangenti, dolce, lieve ed aggraziata in altri, capace di sottolineare con colore più che adeguato ogni momento del film.
Concludendo, chi vi scrive vuole nuovamente sottolineare che quanto espresso finora rappresenta solo una serie di opinioni umili e personalissime; non ha nessuna pretesa di essere considerato qualcosa di più elevato. Perdoni nuovamente il lettore la lunghezza e la tediosità dell'"articolo".
La curiosità ed il desiderio di ammirare le altre due pellicole si fanno sempre più pressanti; tutti attendiamo con ansia il seguito.
Peter Jackson non ha ancora terminato il suo lavoro; la magia ed il fascino della Terra di Mezzo, per fortuna, avvolgeranno ancora il grande ed il piccolo schermo.