venerdì 25 gennaio 2013

APPELLO PER L'ISTITUZIONE DI UN MINISTERO DELLA CULTURA - ROBERTO ESPOSITO, ERNESTO GALLI DELLA LOGGIA


Ritengo sia tanto importante quanto doveroso (e necessario) riportare un accorato appello di due grandi studiosi italiani (Roberto Esposito ed Ernesto Galli della Loggia) al fine di istituire un Ministero per la Cultura in Italia; una delle tante, troppe, mancanze del nostro meraviglioso paese.
Come già ricordato, in un mondo in cui sembrano contare solo le previsioni ed i piani economici, troppo spesso ci si dimentica delle nostre importanti e preziose radici. Se si desse il giusto e doveroso peso a tutte le meraviglie della nostra penisola (meraviglie che attirano milioni di turisti ogni anno), forse, e dico forse, anche la "dea economia" potrebbe ottenere ben più di "qualche" risultato positivo.
Invece, purtroppo, siamo afflitti da esempi recentissimi di lampante menefreghismo nei confronti della nostra cultura. Più recente fra tutti (del 25 gennaio 2013 le notizie al riguardo), la situazione del Colosseo (sì, quello di Roma, quel poco famoso e decisamente sconosciuto circo che nessuno fotografa quando si reca in visita nella Capitale) che sta letteralmente "cadendo a pezzi". A questo ultimo proposito vi rimando allo splendido articolo del mio illustre collega Alberto Gallo Stampino.
Preserviamo i tesori del nostro passato, non dimentichiamoci dei nostri altissimi predecessori.
"Historia magistra vitae", come diceva Cicerone; è vissuto quasi duemila anni fa ma il peso delle sue parole non è per niente vetusto.

Roberto Esposito
Di seguito l'edizione integrale dell'appello.

FONTE: Ansa

"L'Italia è uno dei pochi Paesi d'Europa che non ha un Ministero della Cultura: noi ne proponiamo l'istituzione. Lo facciamo conoscendo bene, naturalmente, i motivi che fin qui l'hanno sconsigliato. Ma ci sembra che assai più importanti siano le ragioni che militano a suo favore. Una, prima di ogni altra. La crisi in cui è entrata l'Italia con l'inizio del XXI secolo non è (o non è solo) una crisi economica, politica, istituzionale, e quindi sociale. E' prima di tutto una crisi d'identità, e cioé in definitiva una crisi culturale. E' innanzi tutto venuto meno, infatti, quel fattore costitutivo di ogni identità personale e collettiva che é la consapevolezza di ciò che lega e, legando, tiene insieme cose differenti: nel nostro caso il legame, da un lato, tra il passato e il futuro possibile della nostra vicenda nazionale, e dall'altro quello tra le varie parti e le diverse, talora diversissime, vocazioni che storicamente hanno composto in un tutto unico tale vicenda.
Da tempo viviamo l'aspra congiuntura presente senza alcuna idea di fondo che possa conciliare le varie e drammatiche esigenze dell'oggi in una prospettiva d'insieme della storia nazionale. Anche perché abbiamo smarrito la consapevolezza della peculiarità di tale storia, una peculiarità altamente problematica, certo, ma pregna di inestimabili risorse intellettuali e pratiche. In un senso profondo non sappiamo più da dove veniamo e che cosa siamo. E perciò neppure dove dirigere il nostro cammino: l'arresto della crescita economica è anche questa paralisi della coscienza nazionale.
Ernesto Galli della Loggia
Si potrebbe obiettare che questo discorso era vero quando gli Stati nazionali erano organismi più o meno autosufficienti e dotati di pieni poteri sovrani. Non oggi, quando da un lato la globalizzazione, dall'altro l'Unione Europea nonostante i suoi limiti, sottrae ai governi dei singoli Paesi sempre più competenze. Non siamo d'accordo. In realtà, proprio perché è così, e tanto più per chi considera inevitabile e positiva questa cessione di sovranità all'Europa, la definizione di un'idea del Paese appare sempre più necessaria. L'Europa non può voler dire il supino convergere di Stati, Popoli e Nazioni in una sterile indeterminatezza. Al contrario, il processo d'integrazione ha un senso e un futuro solo se sarà capace di valorizzare le differenze culturali dei vari Paesi, se non apparirà un loro nemico. Il futuro dell'Europa sta proprio nella composizione tra la massima, reciproca compatibilità economica nonché istituzionale e la capacità di tener vive le diversità, a cominciare da quelle linguistiche. E' innanzi tutto a questo gigantesco insieme di problemi che noi vediamo sovrintendere un Ministero della Cultura. Ma non solo. C'é forse qualcosa di ancora più importante. Si tratta della necessità di aprire una fase interamente nuova nella vita del Paese. Di creare una frattura con quanto d'insensato, di confuso, di meschino ha occupato negli ultimi decenni la scena italiana stravolgendola e spesso ferendola a morte. Abbiamo fatto scomparire luoghi e paesaggi unici al mondo, cadere in rovina siti archeologici e monumenti illustri, lasciato in abbandono biblioteche preziose. Ma non ci siamo accorti che, così facendo, inaridivamo anche la fonte di quella umile e insieme alta creatività per cui l'Italia va famosa, e che si manifesta nella sua grande tradizione artigiana, nell'eccellenza di tanta sua produzione agricola, nell'inventiva ingegnosa di tante sue industrie di ogni tipo. Ma questa creatività, questa produzione di cose materiali, lo ripetiamo, non nasce dal nulla. Discende per mille tramiti da un articolatissimo substrato di gusto, di sensibilità, di idee. Nasce dalla cultura. La cultura italiana, presa nel suo insieme e sull'arco lunghissimo che va da Roma fino ad alcuni segmenti del Novecento, mantiene una qualità, una forza, una ricchezza che non è facile trovare altrove, e che a tratti affiora nell'interesse internazionale. Dove, più che in Italia, è stata pensata la storia come ciò che mantiene in rapporto e in tensione passato e presente, origine e attualità, conservazione e innovazione, dove altro i termini stessi di 'Rinascimento' e di 'Risorgimento' danno il senso di questa dialettica? Dove, più o prima che da noi, ci si è interrogati sul significato specifico di una politica non coincidente con la dimensione statale perché capace di contemperare ordine e conflitto senza sacrificare l'uno all'altro? E dove, se non nella nostra cultura, sempre in transito tra l'Italia e il mondo, è stata altrettanto vivace la dialettica tra identità e differenza, proprio ed estraneo, territorio e sconfinamento? Solo appropriandoci nuovamente di questo patrimonio, solo ripensandolo e rianimandolo di propositi nuovi, sarà possibile riprendere il cammino uscendo dalla paralisi odierna. Sarà possibile rimettere al centro dell'attenzione il significato e il destino della nostra vita collettiva. Aprirci al futuro. E' precisamente ciò che noi crediamo dovrebbe spingere a fare un Ministero della Cultura: aiutare il Paese a pronunciare una parola alta e consapevole sulla sua storia passata e recente, aiutarlo a far udire questa voce fuori dei suoi confini e a ridefinire quello che può essere il ruolo dell'Italia in Europa: un ruolo prima che politico e istituzionale, ideale e umano. Il ruolo della cultura, appunto.
Conosciamo bene, naturalmente, i due principali motivi che hanno finora impedito l'esistenza di un tale Ministero: e cioé il ricordo del Minculpop fascista da un lato, e il timore di una cultura di Stato (che poi nel nostro caso diverrebbe inevitabilmente una cultura di partito) dall'altro. Erano motivi validi 50, forse 30 anni fa: ma per quanto tempo e in quanti campi ancora dovremo stare fermi, per paura di muoverci? Chi ha una ragionevole fiducia nella democrazia italiana e nelle sue istituzioni, e nella pur confusa ma alla fine perspicua intelligenze delle cose dei suoi cittadini, non deve restare prigioniero inerte del passato: deve avere il coraggio di aprire già oggi una nuova fase nella storia del Paese".

giovedì 24 gennaio 2013

MISTY MOUNTAINS - CANTO DEI NANI


ORIGINALE (Edizione del testo: HarperCollins)

Far over the misty mountains cold
La scena del canto durante il film
To dungeons deep and caverns old
We must away ere break of day
To seek the pale enchanted gold.

The dwarves of yore made mighty spells, 
While hammer fell like ringing bells
In places deep, where dark things sleep, 
In hollow halls beneath the fells.

For ancient king and elvish lord
There many a gleaming golden hoard
They shaped and wrought, and light they caught
To hide in gems on hilt of sword.

On silver necklaces they strung
The flowering stars, on crowns they hung
The dragon-fire, in twisted wire
They meshed the light of moon and sun.

Far over the misty mountains cold
To dungeons deep and caverns old
We must away, ere break of day, 
To claim our long-forgotten gold.

Goblets they carved there for themselves
And harps of gold; where no man delves
There lay they long, and many a song
Was sung unheard by men or elves.

The pines were roaring on the height, 
The winds were moaning in the night.
The fire was red, it flaming spread;
The trees like torches blazed with light.

The bells were ringing in the dale
And men looked up with faces pale;
The dragon's ire more fierce than fire
Laid low their towers and houses frail.

The mountain smoked beneath the moon;
The dwarves, they heard the tramp of doom.
They fled their hall to dying fall
Beneath his feet, beneath the moon.

Far over the misty mountains grim
To dungeons deep and caverns dim
We must away, ere break of day,
To win our harps and gold from him!


TRADUZIONE (Edizione del testo: Società Tolkeniana Italiana)

Lontan sui monti fumidi e gelati
"Il canto dei nani" - Illustrazione di John Howe
in antri fondi, oscuri e desolati
prima che sorga il sol dobbiamo andare
i pallidi a cercar ori incantati.

Facevan i nani un dì magiche gesta,
battendo mazze qual campane a festa
dove dorme laggiù tetro un mistero, 
negli antri sotto la rocciosa cresta.


Per prenci antichi degli elfi signori,
gli accumulati e balenanti ori
lavoravano ad arte, il dì lasciando fuori
per dare a gemme d'elsa nuovi splendori.

Trapuntavan di stelle le collane
i serti con baglior di drago immane, 
poscia in ritorto fil di sole e luna
intessevan le luci in filigrana.

Lontan sui monti fumidi e gelati
in antri fondi, oscuri e desolati, 
prima che sorga il sol dobbiamo andare 
per poter alfin gli ori obliati riscattare.

Calici e arpe cesellavan d'oro 
e dove gli uomini non scavan, loro
vissero a lungo, ma dei lieti canti
né uomo né elfo udì mai il coro.

I pini sulle alture eran ruggenti,
alti gemean nella notte i venti.
Il rosso fuoco si spargeva parimenti, 
gli alberi come torce erano splendenti.

Le campane s'udivan per la vallata
e la faccia d'ognuno era sbiancata;
l'ira del drago più feroce di fiammata
distrusse torri e case all'impazzata.

Fumava il monte nel chiaror lunare;
i nani udiron la morte pronta avanzare.
la lor casa lasciaron per morire
sotto quel drago nel chiaror lunare.

Lontan sui monti fumidi e gelati
in antri fondi, oscuri e desolati, 
prima che sorga il sol dobbiamo andare
per l'arpe e l'oro a noi strappati riconquistare.



NOTA: esiste una traduzione leggermente diversa dal punto di vista della punteggiatura. Trattasi di quella pubblicata nell'edizione di Adelphi de "Lo Hobbit".

lunedì 7 gennaio 2013

CITAZIONI IN LINGUA ORIGINALE - "LO HOBBIT - UN VIAGGIO INASPETTATO" (OPINIONI, PARTE 1 e PARTE 2)


Ave nuovamente, oh lettore che t'addentri in questo blog.
Il seguente pezzo vuol strettamente legarsi all'"articolo opinionistico", diviso in due parti, sul film "Lo Hobbit - Un Viaggio Inaspettato" (Prima parte qui, seconda parte qui).
Le virgolette sono fortemente volute dato che il sottoscritto ritiene di aver steso non un "articolo" nel senso stretto del termine ma una mera serie di opinioni più o meno interessanti.
Chi scrive ritiene sia doveroso riportare nella lingua originale le citazioni, tanto de "Lo Hobbit" quanto de "Il Signore degli Anelli", contenute nel suddetto articolo. Lasciamo che siano proprio le parole scelte dal Professore a guidarci nuovamente nel meraviglioso mondo della Terra di Mezzo.

PARTE 1 (link)

"Arkenstone" (Archepietra o Arkengemma)

"Nasty disturbing uncomfortable things! Make you late for dinner! I can't think what anybody sees in them," - ("Brutte fastidiose scomode cose! Fanno far tardi a cena! Non riesco a capire cosa ci si trovi di bello!")

L'edizione per il cinquantesimo anniversario
de "Lo Hobbit" - Ed. HarperCollins
"Do you wish me a good morning, or mean that it is a good morning whether I want it or not; or that you feel good this morning; or that it is a morning to be good on?" - ("Mi auguri un buongiorno o vuoi dire che è un buon giorno che mi piaccia o no; o che ti senti buono, quest'oggi; o che è un giorno in cui si deve essere buoni?")

"deep-throated singing of the dwarves in the deep places of their ancient homes" - ("un roco canto di nani che sembrava salire dai recessi delle loro antiche case;")

"Dawn take you all, and be stone to you!" - ("L'alba vi prenda tutti e sia di pietra per voi!")

"Oakenshield" - ("Scudodiquercia")

"Right before the doors he caught Azog, and there he slew him, and hewed off his head. That was held a great feat, for Dáin was then only a stirpling in the reckoning of the Dwarves." [APPENDIX A, PART III, Durin's Folk] - ("Riuscì ad afferrare Azog prima che varcasse il Cancello e lo uccise. E quella fu considerata una grande prodezza, perchè Dáin per i Nani era appena un adolescente" [Appendice A, "Annali di Re e Governatori", in coda a "Il Signore degli Anelli"])

"at one time dwelt at Rhosgobel, near the borders of Mirkwood" - ("The Fellowship of the Ring", Book II, Chapter II, "The Council of Elrond") ("visse un tempo a Rhosgobel, vicino ai confini del Bosco Atro." (cfr il discorso di Gandalf ne "La Compagnia dell'Anello", Libro II, Capitolo II, "Il Consiglio di Elrond")


PARTE 2 (link)

"Radagast the Brown!" laughed Saruman, and he no longer concealed his scorn. "Radagast the bird-tamer! Radagast the Simple! Radagast the Fool! Yet he had just the wit to play the part that I set him." ("The Fellowship of the Ring", Book II, Chapter II, "The Council of Elrond") - ("Radagast il Bruno!", rise Saruman, senza più celare il suo disprezzo. "Radagast il Domatore d'uccelli! Radagast il Semplice! Radagast lo Sciocco! Eppur gli è bastata quel po' di intelligenza per recitare la parte che gli ho affidata." - cfr. "La Compagnia dell'Anello", Libro II, Capitolo II, "Il Consiglio di Elrond")

"White Council" - "Bianco Consiglio"

L'edizione per il cinquantesimo anniversario
de "Il Signore degli Anelli" - Ed. HarperCollins
"It afterwards become clear that Saruman had then begun to desire to possess the One Ring himself, and he hoped that it might reveal itself, seeking its master, if Sauron were let be for a time"./"Saruman begins to search near the Gladden Fields" - (Nota a piè pagina e descrizione dell'anno 2851 della terza era: "Più tardi si comprese che Saruman incominciò a desiderare proprio allora di possedere per sè l'Unico Anello; egli sperava che il potere dell'Anello si sarebbe rivelato da sè, quasi cercando il suo padrone, se Sauron fosse stato lasciato in pace per qualche tempo"./"Saruman incomincia a compiere ricerche in prossimità di Campo Gaggiolo")

"Saruman discovers that Sauron's servants are searching the Anduin near the Gladden Fields, and that Sauron therefore has learned of Isildur's end. He is alarmed, but says nothing to the Council" - (nota dell'anno 2939 della terza era: "Saruman scopre che i servitori di Sauron stanno ispezionando l'Anduin nei pressi di Campo Gaggiolo e che Sauron è quindi al corrente della fine di Isildur. E' preoccupato ma non dice nulla al consiglio")

"[...] Saruman agrees to an attack on Dol Guldur, since he now wishes to prevent Sauron from searching the River." - (nota all'anno 2941 della terza era: "[...] Saruman acconsente all'attacco contro Dol Guldur, poichè ora vuole impedire a Sauron di cercare nel Fiume")
[per queste ultime tre citazioni cfr. APPENDIX B, "The Tale of Years" (Chronology of the Westlands), The Lord of The Rings - ("Appendice B, "Il Calcolo degli anni" in coda a "Il Signore degli Anelli")]

"He must fight. He must stab the foul thing, put its eyes out, kill it. It meant to kill him. No, not a fair fight. He was invisible now. Gollum had no sword. Gollum had not actually threatened to kill him, or tried to yet. And he was miserable, alone, lost. A sudden understanding, a pity mixed with horror, welled up in Bilbo's heart: a glimpse of endless unmarked days without light or hope of betterment, hard stone, cold fish, sneaking and whispering. All these thoughts passed in a flash of a second. He trembled." - "The Hobbit", chapter V, "Riddles in the dark" - ("Doveva combattere. Doveva pugnalare quel pazzo, cavargli gli occhi, ucciderlo. Voleva ucciderlo. No, non era un combattimento leale. Egli era invisibile adesso. Gollum non aveva una spada. Gollum non aveva ancora realmente minacciato di ucciderlo, o cercato di farlo. Ed era infelice, solo e perduto. Un'improvvisa comprensione, una pietà mista a orrore, sgorgò nel cuore di Bilbo: rapida come un baleno gli si levò davanti la visione di infiniti, identici giorni, senza una luce o una speranza di miglioramento: pietra dura, pesce freddo, strisiciare e sussurrare. Tutti questi pensieri gli passarono davanti in una frazione di secondo. Egli tremò." (cfr. "Lo Hobbit", capitolo V, "Indovinelli nell'oscurità").)

NOTA: Le citazioni sono state raccolte da due edizioni del testo: per la versione italiana le edizioni di Bompiani e per la versione inglese quelle di HarperCollins.