sabato 29 giugno 2013

TWILIGHT SAGA...... ESATTAMENTE, PERCHE'? - PARTE 4 (II)

Come principiare la chiosa finale di cotanta beltade? Gaudete, gaudete! Finalmente abbiamo finito! Presumendo che l'ipotetico lettore conosca già la mia opinione su questo schi.....capolavoro!, mi addentro subito nel riassunto dell'ultima parte di questo.....come dire....palo incandescente sito in zona perioculare!

La pellicola si apre con un'inquadratura degli occhi di Bella (diventati rossi...no, non è alcolismo, putrtoppo).
La copertina del "libro"
Subito capiamo come la trasformazione in orrida bestia emosucchiante abbia aumentato le percezioni della nostra: avverte lo scorrere delle gocce sul vetro della finestra, lo zampettare degli acari sul tappeto del soggiorno ed effettua una zoomata "della miseria" su una scritta del muro....Fulvio Roiter, tu e i tuoi teleobiettivi in confronto siete ridicoli!
Ecco la prima, commovente e romanticissima scena, lo scambio di sguardi tra i due raggiunge i (consueti) struggenti livelli di pathos anche se sembra che il nostro Edo abbia in realtà ingoiato un chiodo di traverso. Il romanticismo è palpabile, molto superiore ai livelli di qualsiasi stilnovista (chiedo venia, vado a svitarmi le rotule per espiare a tale bestemmia e torno), con apice, a livelli di inarrivabile bellezza, nella frase pronunciata dal nostro bello: "Sei bellissima......abbiamo la stessa temperatura ora!". Mi domando e dico: limitarsi a comunicare alla propria moglie quanto sia bella era troppo banale? Era davvero così necessario renderla edotta del fatto che la sua temperatura si aggirasse intorno a quella di un frigorifero rex?! Bastava un dannatissimo termometro!
Immaginate ora la gioia della nostra eroina al vedere di nuovo il di lei marito. Difatti lo abbraccia appassionatamente, rischiando di fracassargli la gabbia toracica: ormai non è più umana, è una bestia gelida e bipede con una forza mastodontica....per che se lo stesse chiedendo, no, non è l'abominevole uomo delle nevi, quello è decisamente più gradevole e molto più intelligente.
Sorge subito il primo problema: Isabella deve placare la sua sete di sangue e necessita quindi di andare a caccia. Vediamo dunque la nostra bellissima coppia correre spensierata nei boschi (corsa realizzata, nella versione cinematografica, con l'ausilio di una animazione veramente professionale, da far impallidire gradi di eccellenza artistica quali i Teletubbies) e giungere alla base di una parete rocciosa. Qui la nostra scorge un cerbiatto e si appresta a scagliarsi violentemente contro lo stesso ma ecco accadere il patatrac: un giovane arrampicatore, sudaticcio e muscoloso, sta affrontando la parete di cui sopra.
Bella lo fiuta con gusto (oddio, "gusto" è una parola grossa, dato che l'espressione facciale della consumata attrice in questione resta simile a quella che poteva avere Tonio Cartonio al momento dell'arresto per spaccio di stupefacenti) e decide di papparsi lui. Eccola quindi lanciarsi alla scalata, arpionando e distruggendo la roccia, con sommo scorno del Comitato Etico Alpinistico; tuttavia il buon Edo la raggiunge e riesce a convincerla a cambiare menu. Già qui sorge un dubbio: considerando che resistere alla tentazione del sangue umano sia la cosa più difficile per qualsiasi neo-vampiro, un istinto che si sopisce solo con anni di pratica, come è possibile che la nostra eroina riesca a sopprimere detto istinto in pochi secondi? Questo
personaggio, che già di per sè non sente mai un tubo, presenta la varietà emotiva di una chiavetta usb e dimostra una variatio espressiva paragonabile a quella di un telefono a gettoni, continua ad "evolversi" all'insegna della piattezza più totale, suscitando nel già di per sè scombussolato spettatore ulteriori fastidi (gastrici).
La nostra coppia al momento della caccia:
osservino siori e siore quale intensità traspare dagli sguardi
Il problema della fame viene tuttavia risolto in modo impeccabile: la nostra si azzuffa violentemente con un puma e lo sbrana con sommo gusto....vuoi mettere paragonare un pranzo romantico e tranqiullo sul terrazzo, magari a lume di candela, ad una scazzottata con un felino ringhiante e tremendamente irascibile? Siamo nel ventunesimo secolo, suvvia, il romanticismo ormai è quello dettato dai capolavori della Meyer! (non rida il lettore, parli con una qualsiasi quindicenne e si renda conto di quanto ciò sia vero e tragico).
La nostra coppia torna, soddisfatta, verso casa e ad attenderla trova nientpopodimeno che lupululà, di cui ora Bella percepisce l'intenso ed acre odore di cane bagnato (e, molto cortesemente, gli comunica che puzza da far schifo...sempre simpatica come una matita nel naso, questa ragazza), il quale non sembra eccessivamente sconvolto dalla nuova condizione della nostra eroina, nonostante avesse fatto fuoco e fiamme in tempi precedenti....la coerenza ormai si spreca. La neomamma prende tra le braccia la
figlia, cresciuta di qualche mese nel giro di cinque minuti, ma subito si pone un grosso problema. Il nostro lupesco amico ha avuto lo "stampino" con la neonata (vedasi parte precedente) e di ciò ovviamente Isabella non è felice, tant'è che principia a sbatacchiare il povero Giacobbe e compagni a destra e a mancina. Altro appunto: il "rapporto" che c'è tra la bambina e la bestia pelosa/ringhiante potrebbe anche essere interpretato poeticamente (anche se, come già detto, accostare la poesia a questo scempio è simile al paragonare un ferro da stiro ad una guglia medioevale); tuttavia gli atteggiamenti posti in essere dall'autrice e dal regista derivano verso un'idea ben diversa, come definirla? Vediamo.......quella di un canide pedofilo
sessualmente iperattivo? Precisamente! Mi perdoni il lettore per la brutalità con cui ho reso questa tremenda immagine ma è precisamente ciò che traspare dal momento in questione. Mi domando: non tanto quel drago letterario che è Stephanie Meyer (riuscita a partorire un tripudio di boiate su carta straccia in quattro copie) ma un qualsiasi lettore o correttore non avrebbe potuto purificare tanta mors letteraria (e purificare la terra stessa dalla figura corporea dell'"autrice" in questione) con....non so.....un lancifiamme? Sarebbe stato troppo bello.
Dopo una serie di interessantissime scene (quali l'insediamento della meravigliosa coppia nella nuova dimora e la conseguente molto focosa gita tra le lenzuola) ecco giungere l'ennesimo inghippo: il padre di Bella, preoccupato della sorte della figlia, cerca in ogni modo di rintracciarla. A svelare l'arcano ci pensa in parte il nostro amico lupululà. Egli, con l'intento di dimostrare come bella sia cambiata, si reca a parlare con Charlie (il padre della nostra) e inizia a spogliarsi (quel benedetto ragazzo non riesce a fare a meno di levarsi i vestiti), suscitando il di lui evidente imbarazzo. Ma ecco che, incredibile! Il nostro Giacobbe si trasforma in un lupo, facendo vedere i sorci verdi al povero Charlie.....sempre di bestiacce si tratta! Bella deve incontrarsi col padre, senza rendere evidente il fatto di essere diventata una vapira swarovski: ecco quindi che i membri della famiglia (dopo averle messo un paio di lenti a contatto marroni) dispensano preziosi consigli su "come sembrare umana", quali "non correre dal tavolo al divano in mezzo secondo", "non sembrare uno stocafisso con la varietà emotiva di un imbuto" (e quello, per la nostra, è pressochè impossibile) e "alzare le spalle per dare l'idea di respirare". Ciò posto, è vero che Bella si è appena trasformata, è vero che già da umana stabiliva nuove vette di apatia e di rompimentodimaro....ehm sì, però è possibile che si sia già dimenticata come è essere un'umana e si sia già abituata alla sua nuova natura?! Nel giro di dieci minuti?! Mi immagino la nostra amica Stephenie: "maaaaa questa cosa devo spiegarla? Ma no, tanto il mondo è pieno di imbecilli
che leggeranno questo schifo senza un minimo di autocritica" (termine che, mi pare palese, le è assolutamente sconosciuto). La spiegazione scientifica e puntuale di tale comportamento viene spiegata nell'immagine qui sotto.

Appare Team Edward selvatico!
Team Edward selvatico usa Scartavetramento di balle: "Cioè no tu nn hai cpt, guarda ke nl libbro è spiekato xk, nl film no ma xk qll k konta è la sstnz..."
Charlie e la nostra discutono della situazione e la cosa si conclude senza che nessuno spieghi alcunchè.......intanto questo pover'uomo ha rischiato l'infarto durante la trasformazione di Giacobbe ma pazienza.
La neonata intanto cresce a vista d'occhio e ciò insospettisce i Volturi (vedasi parti precedenti), i quali ritengono (a torto) che la bimba sia una specie di vampiro immortale dal potere immenso e che possa in qualche modo ledere il loro potere (già in passato avevano sterminato allegramente interi clan, interi villaggi e alcuni di questi neonati, con la ormai palese ed esplosiva simpatia che li contraddistingue). I nostri cercano quindi di raccogliere quanti più testimoni possibile per salvare la vita alla bambina......sì, ne sono conscio, tutto questo popo di boiat...CONCETTI, assomigliano più alla pozione della Maga Magò che a una trama ma non posso farci nulla se quel genio della Meyer ha partorito degli arzigogoli sì incasinati!
Ecco dunque la nostra coppia, la bambina e l'amico peloso apprestarsi a girare mezzo mondo per recuperare più testimoni possibili (ognuno presentato con ampio sfoggio dei suoi poteri) a cui la neonata mostra di non essere una immortale e di essere stata partorita da un'umana. Il livello della noia raggiunge vette di rara altitudine.

Ecco l'ennesimo colpo.....di scena? No, di cuore. Scopriamo che Bella è nientepopodimeno che uno "scudo": leggasi che è in grado di deflettere i poteri degli altri vampiri e creare una "bolla anti-poteri" per proteggere gli alleati. La nostra padroneggia cotanta abilità in un minuto, con l'ausilio del bell'Edo che si immola per darle più motivazione (come se fosse possibile scuotere quella cariatide). Altra intelligentissima trovata letteraria: un personaggio apatico, inconcludente, inerte, insulso ed inattivo non possiede nemmeno una abilità ATTIVA specifica ma solo l'ennesima passività....questo è senza dubbio il modo migliore per rendere interessante cotale tsunami di inchiostro.
Dopo una serie di scene lueeeeeeeeente, noiose e assolutamente necessarie, scopriamo (mediante una visione della molto-gnocca-sibilla-cumana-anche-chiamata-Alice) qualcosa di tragico: par non sia destino che Edward e Bella possano vivere con la figlia....il motivo, come sempre, non è chiaro e l'irritazione è sempre più a portata di stomaco.
Prima della battaglia il nostro gruppo di vampiri si siede attorno al fuoco a raccontare storie di guerra, storie
delle guerre cui hanno partecipato (guerra di indipendenza, battaglia di Little Big Horn, rivoluzione irlandese, tutti fatti storiograficamente collegati quanto potrebbero esserlo un ditale e una tigre dai denti a sciabola).....non bastava, evidentemente, violentare la letteratura, occorreva pure scomodare la storia!

La foga (e l'evidente imbarazzo intestinale) dell'attacco
di Bella
A questo punto vi è davvero un colpo di scena: troviamo l'UNICO messaggio positivo che si può individuare nell'"opera omnia" in questione (mi vengono i brividi ad utilizzare il latino in questo ambito). Il buon Edo si sente in colpa a mettere in pericolo tante persone solo per "essersi innamorato di un'umana" e Carlisle gli fa notare che anche lui ha diritto di trovare qualcuno da amare ed essere felice; "tutti abbiamo qualcosa per cui lottare", conclude alludendo alla moglie. Sebbene ben altri geni letterari abbiano espresso i medesimi concetti in termini ben più alti e poetici, finalmente troviamo un pensiero lodevole ed importante: combattere e lottare sempre per coloro che si ama, indipendentemente dalle difficoltà o dagli ostacoli. Ciò non salva l'"opera" dalla caduta nel camino acces....dimenticatoio! ma quantomeno è possibile salvare un unico concetto.
Principia ora la battaglia: "Gruppo-Cullen" e ringhianti pelosi da un lato, Volturi dall'altro. La scena è a dir poco epica....quattro gatti che si fronteggiano su una pianura innevata, la tensione è palpabile, il mal di stomaco pure.
Dopo che Aaro (ridendo in modo estremamente mascolino) conosce Renesme, dopo che colei che aveva "spifferato" la natura della bambina ai Volturi viene carinamente decollata ed incendiata come un cerino e dopo un toccante discorso dello stesso Aaro sulla pericolosità degli esseri umani e delle loro armi moderne (sì, è chiarissimo come ciò c'entri con la questione in oggetto), dopo che Alice riappare magicamente per mostrare ai Volturi quale sia la natura della neonata, ecco prendere avvio il parapiglia.
Il poetico e strappalacrime ricongiungimento finale
Clamore, lotta, distruzione, voli stile jumbo-jet da parte dei contendenti, ringhi, ululati, salti, effetti speciali dell'ormai consueto valore, decollazione e smembramento di circa metà del cast, (cosa di cui tutti siamo ben più che felici) compresa la simpaticissima biondina della seconda parte (sgagnata con sommo gusto da un lupo), la nostra meravigliosa coppia (aiuto) riesce ad eliminare il capo dei Volturi ma..........colpo di scena! Tutta la battaglia altro non è se non una visione di Alice, che mostra il futuro ad Aaro stesso. Adduce come testimone anche un indigeno brasiliano, umano frutto dell'unione tra una donna ed un vampiro, che presenta le stesse caratteristiche di Renesme (andare a recuperarlo prima ed evitare tutto questo rincorrersi di eventi inconcludenti sarebbe stato troppo bello)....nulla è quindi pericoloso, non è necessario combattere e la pace è ristabilita. Tutto ciò rappresenta senza ombra di dubbio il finale più imbecille della storia (non letteraria, non è d'uopo definire codesta oscenità "letteratura"): scene finali adrenaliniche, climax in risalita vertiginosa con un apice di pathos (in questo caso il termine è utilizzato volutamente e non ha nessuna accezione ironica) nella decollazione di Aaro......per poi sgonfiare il tutto con questa trovata ridicola. Ormai è assodato che il concetto di "suscitare e tenere viva l'attenzione" non fa proprio parte dell'immaginario della Meyer.
Tutto è concluso, i nostri si abbracciano sorridendo tutti insieme appassionatamente. La pellicola si chiude
con l'immagine dei nostri due piccioncini, abbracciati poeticamente in un campo fiorito.

Non tedierò il lettore con un'ulteriore analisi conclusiva, mi limito solo a comunicargli ciò: vado a stappare lo Champagne, questo calvario è terminato!!! Ave atque vale!

Dulcis in fundo, tuttavia, ci tengo a stendere un ultimo dettaglio, una dedica ed un ringraziamento.
Ben conscio che il romanticismo si trovi in testi ben più alti ed adatti, rispetto agli argomenti qui trattati, e ben consapevole che esistano cose più soavi cui affidare una dedica, dedico, proprio perchè frutto del "lavoro delle mie dita", questa "recensione" ad una persona più che speciale ed importante per me, che si è sorbita la visione di questo orrore insieme al sottoscritto, che mi ha spronato a stendere questa "critica" ispirandomi come una musa della letteratura classica, che ha avuto la pazienza di leggerne la bozza e darmi un'opinione, che ha realizzato l'immagine e la descrizione del "Team Edward" (per cui la ringrazio infinitamente) e che ha una cultura artistica (ed un egual talento) ben superiore alla mia.
A Chiara, con tutto il mio amore, perchè coltivi sempre l'interesse e la passione per ciò che è bello, perchè spinga sempre avanti con convinzione la sua sottilissima intelligenza ed il suo talento, senza lasciarsi scoraggiare da nulla e rispondendo sempre agli eventuali "detrattori" con la sua brillante personalità.

venerdì 25 gennaio 2013

APPELLO PER L'ISTITUZIONE DI UN MINISTERO DELLA CULTURA - ROBERTO ESPOSITO, ERNESTO GALLI DELLA LOGGIA


Ritengo sia tanto importante quanto doveroso (e necessario) riportare un accorato appello di due grandi studiosi italiani (Roberto Esposito ed Ernesto Galli della Loggia) al fine di istituire un Ministero per la Cultura in Italia; una delle tante, troppe, mancanze del nostro meraviglioso paese.
Come già ricordato, in un mondo in cui sembrano contare solo le previsioni ed i piani economici, troppo spesso ci si dimentica delle nostre importanti e preziose radici. Se si desse il giusto e doveroso peso a tutte le meraviglie della nostra penisola (meraviglie che attirano milioni di turisti ogni anno), forse, e dico forse, anche la "dea economia" potrebbe ottenere ben più di "qualche" risultato positivo.
Invece, purtroppo, siamo afflitti da esempi recentissimi di lampante menefreghismo nei confronti della nostra cultura. Più recente fra tutti (del 25 gennaio 2013 le notizie al riguardo), la situazione del Colosseo (sì, quello di Roma, quel poco famoso e decisamente sconosciuto circo che nessuno fotografa quando si reca in visita nella Capitale) che sta letteralmente "cadendo a pezzi". A questo ultimo proposito vi rimando allo splendido articolo del mio illustre collega Alberto Gallo Stampino.
Preserviamo i tesori del nostro passato, non dimentichiamoci dei nostri altissimi predecessori.
"Historia magistra vitae", come diceva Cicerone; è vissuto quasi duemila anni fa ma il peso delle sue parole non è per niente vetusto.

Roberto Esposito
Di seguito l'edizione integrale dell'appello.

FONTE: Ansa

"L'Italia è uno dei pochi Paesi d'Europa che non ha un Ministero della Cultura: noi ne proponiamo l'istituzione. Lo facciamo conoscendo bene, naturalmente, i motivi che fin qui l'hanno sconsigliato. Ma ci sembra che assai più importanti siano le ragioni che militano a suo favore. Una, prima di ogni altra. La crisi in cui è entrata l'Italia con l'inizio del XXI secolo non è (o non è solo) una crisi economica, politica, istituzionale, e quindi sociale. E' prima di tutto una crisi d'identità, e cioé in definitiva una crisi culturale. E' innanzi tutto venuto meno, infatti, quel fattore costitutivo di ogni identità personale e collettiva che é la consapevolezza di ciò che lega e, legando, tiene insieme cose differenti: nel nostro caso il legame, da un lato, tra il passato e il futuro possibile della nostra vicenda nazionale, e dall'altro quello tra le varie parti e le diverse, talora diversissime, vocazioni che storicamente hanno composto in un tutto unico tale vicenda.
Da tempo viviamo l'aspra congiuntura presente senza alcuna idea di fondo che possa conciliare le varie e drammatiche esigenze dell'oggi in una prospettiva d'insieme della storia nazionale. Anche perché abbiamo smarrito la consapevolezza della peculiarità di tale storia, una peculiarità altamente problematica, certo, ma pregna di inestimabili risorse intellettuali e pratiche. In un senso profondo non sappiamo più da dove veniamo e che cosa siamo. E perciò neppure dove dirigere il nostro cammino: l'arresto della crescita economica è anche questa paralisi della coscienza nazionale.
Ernesto Galli della Loggia
Si potrebbe obiettare che questo discorso era vero quando gli Stati nazionali erano organismi più o meno autosufficienti e dotati di pieni poteri sovrani. Non oggi, quando da un lato la globalizzazione, dall'altro l'Unione Europea nonostante i suoi limiti, sottrae ai governi dei singoli Paesi sempre più competenze. Non siamo d'accordo. In realtà, proprio perché è così, e tanto più per chi considera inevitabile e positiva questa cessione di sovranità all'Europa, la definizione di un'idea del Paese appare sempre più necessaria. L'Europa non può voler dire il supino convergere di Stati, Popoli e Nazioni in una sterile indeterminatezza. Al contrario, il processo d'integrazione ha un senso e un futuro solo se sarà capace di valorizzare le differenze culturali dei vari Paesi, se non apparirà un loro nemico. Il futuro dell'Europa sta proprio nella composizione tra la massima, reciproca compatibilità economica nonché istituzionale e la capacità di tener vive le diversità, a cominciare da quelle linguistiche. E' innanzi tutto a questo gigantesco insieme di problemi che noi vediamo sovrintendere un Ministero della Cultura. Ma non solo. C'é forse qualcosa di ancora più importante. Si tratta della necessità di aprire una fase interamente nuova nella vita del Paese. Di creare una frattura con quanto d'insensato, di confuso, di meschino ha occupato negli ultimi decenni la scena italiana stravolgendola e spesso ferendola a morte. Abbiamo fatto scomparire luoghi e paesaggi unici al mondo, cadere in rovina siti archeologici e monumenti illustri, lasciato in abbandono biblioteche preziose. Ma non ci siamo accorti che, così facendo, inaridivamo anche la fonte di quella umile e insieme alta creatività per cui l'Italia va famosa, e che si manifesta nella sua grande tradizione artigiana, nell'eccellenza di tanta sua produzione agricola, nell'inventiva ingegnosa di tante sue industrie di ogni tipo. Ma questa creatività, questa produzione di cose materiali, lo ripetiamo, non nasce dal nulla. Discende per mille tramiti da un articolatissimo substrato di gusto, di sensibilità, di idee. Nasce dalla cultura. La cultura italiana, presa nel suo insieme e sull'arco lunghissimo che va da Roma fino ad alcuni segmenti del Novecento, mantiene una qualità, una forza, una ricchezza che non è facile trovare altrove, e che a tratti affiora nell'interesse internazionale. Dove, più che in Italia, è stata pensata la storia come ciò che mantiene in rapporto e in tensione passato e presente, origine e attualità, conservazione e innovazione, dove altro i termini stessi di 'Rinascimento' e di 'Risorgimento' danno il senso di questa dialettica? Dove, più o prima che da noi, ci si è interrogati sul significato specifico di una politica non coincidente con la dimensione statale perché capace di contemperare ordine e conflitto senza sacrificare l'uno all'altro? E dove, se non nella nostra cultura, sempre in transito tra l'Italia e il mondo, è stata altrettanto vivace la dialettica tra identità e differenza, proprio ed estraneo, territorio e sconfinamento? Solo appropriandoci nuovamente di questo patrimonio, solo ripensandolo e rianimandolo di propositi nuovi, sarà possibile riprendere il cammino uscendo dalla paralisi odierna. Sarà possibile rimettere al centro dell'attenzione il significato e il destino della nostra vita collettiva. Aprirci al futuro. E' precisamente ciò che noi crediamo dovrebbe spingere a fare un Ministero della Cultura: aiutare il Paese a pronunciare una parola alta e consapevole sulla sua storia passata e recente, aiutarlo a far udire questa voce fuori dei suoi confini e a ridefinire quello che può essere il ruolo dell'Italia in Europa: un ruolo prima che politico e istituzionale, ideale e umano. Il ruolo della cultura, appunto.
Conosciamo bene, naturalmente, i due principali motivi che hanno finora impedito l'esistenza di un tale Ministero: e cioé il ricordo del Minculpop fascista da un lato, e il timore di una cultura di Stato (che poi nel nostro caso diverrebbe inevitabilmente una cultura di partito) dall'altro. Erano motivi validi 50, forse 30 anni fa: ma per quanto tempo e in quanti campi ancora dovremo stare fermi, per paura di muoverci? Chi ha una ragionevole fiducia nella democrazia italiana e nelle sue istituzioni, e nella pur confusa ma alla fine perspicua intelligenze delle cose dei suoi cittadini, non deve restare prigioniero inerte del passato: deve avere il coraggio di aprire già oggi una nuova fase nella storia del Paese".

giovedì 24 gennaio 2013

MISTY MOUNTAINS - CANTO DEI NANI


ORIGINALE (Edizione del testo: HarperCollins)

Far over the misty mountains cold
La scena del canto durante il film
To dungeons deep and caverns old
We must away ere break of day
To seek the pale enchanted gold.

The dwarves of yore made mighty spells, 
While hammer fell like ringing bells
In places deep, where dark things sleep, 
In hollow halls beneath the fells.

For ancient king and elvish lord
There many a gleaming golden hoard
They shaped and wrought, and light they caught
To hide in gems on hilt of sword.

On silver necklaces they strung
The flowering stars, on crowns they hung
The dragon-fire, in twisted wire
They meshed the light of moon and sun.

Far over the misty mountains cold
To dungeons deep and caverns old
We must away, ere break of day, 
To claim our long-forgotten gold.

Goblets they carved there for themselves
And harps of gold; where no man delves
There lay they long, and many a song
Was sung unheard by men or elves.

The pines were roaring on the height, 
The winds were moaning in the night.
The fire was red, it flaming spread;
The trees like torches blazed with light.

The bells were ringing in the dale
And men looked up with faces pale;
The dragon's ire more fierce than fire
Laid low their towers and houses frail.

The mountain smoked beneath the moon;
The dwarves, they heard the tramp of doom.
They fled their hall to dying fall
Beneath his feet, beneath the moon.

Far over the misty mountains grim
To dungeons deep and caverns dim
We must away, ere break of day,
To win our harps and gold from him!


TRADUZIONE (Edizione del testo: Società Tolkeniana Italiana)

Lontan sui monti fumidi e gelati
"Il canto dei nani" - Illustrazione di John Howe
in antri fondi, oscuri e desolati
prima che sorga il sol dobbiamo andare
i pallidi a cercar ori incantati.

Facevan i nani un dì magiche gesta,
battendo mazze qual campane a festa
dove dorme laggiù tetro un mistero, 
negli antri sotto la rocciosa cresta.


Per prenci antichi degli elfi signori,
gli accumulati e balenanti ori
lavoravano ad arte, il dì lasciando fuori
per dare a gemme d'elsa nuovi splendori.

Trapuntavan di stelle le collane
i serti con baglior di drago immane, 
poscia in ritorto fil di sole e luna
intessevan le luci in filigrana.

Lontan sui monti fumidi e gelati
in antri fondi, oscuri e desolati, 
prima che sorga il sol dobbiamo andare 
per poter alfin gli ori obliati riscattare.

Calici e arpe cesellavan d'oro 
e dove gli uomini non scavan, loro
vissero a lungo, ma dei lieti canti
né uomo né elfo udì mai il coro.

I pini sulle alture eran ruggenti,
alti gemean nella notte i venti.
Il rosso fuoco si spargeva parimenti, 
gli alberi come torce erano splendenti.

Le campane s'udivan per la vallata
e la faccia d'ognuno era sbiancata;
l'ira del drago più feroce di fiammata
distrusse torri e case all'impazzata.

Fumava il monte nel chiaror lunare;
i nani udiron la morte pronta avanzare.
la lor casa lasciaron per morire
sotto quel drago nel chiaror lunare.

Lontan sui monti fumidi e gelati
in antri fondi, oscuri e desolati, 
prima che sorga il sol dobbiamo andare
per l'arpe e l'oro a noi strappati riconquistare.



NOTA: esiste una traduzione leggermente diversa dal punto di vista della punteggiatura. Trattasi di quella pubblicata nell'edizione di Adelphi de "Lo Hobbit".

lunedì 7 gennaio 2013

CITAZIONI IN LINGUA ORIGINALE - "LO HOBBIT - UN VIAGGIO INASPETTATO" (OPINIONI, PARTE 1 e PARTE 2)


Ave nuovamente, oh lettore che t'addentri in questo blog.
Il seguente pezzo vuol strettamente legarsi all'"articolo opinionistico", diviso in due parti, sul film "Lo Hobbit - Un Viaggio Inaspettato" (Prima parte qui, seconda parte qui).
Le virgolette sono fortemente volute dato che il sottoscritto ritiene di aver steso non un "articolo" nel senso stretto del termine ma una mera serie di opinioni più o meno interessanti.
Chi scrive ritiene sia doveroso riportare nella lingua originale le citazioni, tanto de "Lo Hobbit" quanto de "Il Signore degli Anelli", contenute nel suddetto articolo. Lasciamo che siano proprio le parole scelte dal Professore a guidarci nuovamente nel meraviglioso mondo della Terra di Mezzo.

PARTE 1 (link)

"Arkenstone" (Archepietra o Arkengemma)

"Nasty disturbing uncomfortable things! Make you late for dinner! I can't think what anybody sees in them," - ("Brutte fastidiose scomode cose! Fanno far tardi a cena! Non riesco a capire cosa ci si trovi di bello!")

L'edizione per il cinquantesimo anniversario
de "Lo Hobbit" - Ed. HarperCollins
"Do you wish me a good morning, or mean that it is a good morning whether I want it or not; or that you feel good this morning; or that it is a morning to be good on?" - ("Mi auguri un buongiorno o vuoi dire che è un buon giorno che mi piaccia o no; o che ti senti buono, quest'oggi; o che è un giorno in cui si deve essere buoni?")

"deep-throated singing of the dwarves in the deep places of their ancient homes" - ("un roco canto di nani che sembrava salire dai recessi delle loro antiche case;")

"Dawn take you all, and be stone to you!" - ("L'alba vi prenda tutti e sia di pietra per voi!")

"Oakenshield" - ("Scudodiquercia")

"Right before the doors he caught Azog, and there he slew him, and hewed off his head. That was held a great feat, for Dáin was then only a stirpling in the reckoning of the Dwarves." [APPENDIX A, PART III, Durin's Folk] - ("Riuscì ad afferrare Azog prima che varcasse il Cancello e lo uccise. E quella fu considerata una grande prodezza, perchè Dáin per i Nani era appena un adolescente" [Appendice A, "Annali di Re e Governatori", in coda a "Il Signore degli Anelli"])

"at one time dwelt at Rhosgobel, near the borders of Mirkwood" - ("The Fellowship of the Ring", Book II, Chapter II, "The Council of Elrond") ("visse un tempo a Rhosgobel, vicino ai confini del Bosco Atro." (cfr il discorso di Gandalf ne "La Compagnia dell'Anello", Libro II, Capitolo II, "Il Consiglio di Elrond")


PARTE 2 (link)

"Radagast the Brown!" laughed Saruman, and he no longer concealed his scorn. "Radagast the bird-tamer! Radagast the Simple! Radagast the Fool! Yet he had just the wit to play the part that I set him." ("The Fellowship of the Ring", Book II, Chapter II, "The Council of Elrond") - ("Radagast il Bruno!", rise Saruman, senza più celare il suo disprezzo. "Radagast il Domatore d'uccelli! Radagast il Semplice! Radagast lo Sciocco! Eppur gli è bastata quel po' di intelligenza per recitare la parte che gli ho affidata." - cfr. "La Compagnia dell'Anello", Libro II, Capitolo II, "Il Consiglio di Elrond")

"White Council" - "Bianco Consiglio"

L'edizione per il cinquantesimo anniversario
de "Il Signore degli Anelli" - Ed. HarperCollins
"It afterwards become clear that Saruman had then begun to desire to possess the One Ring himself, and he hoped that it might reveal itself, seeking its master, if Sauron were let be for a time"./"Saruman begins to search near the Gladden Fields" - (Nota a piè pagina e descrizione dell'anno 2851 della terza era: "Più tardi si comprese che Saruman incominciò a desiderare proprio allora di possedere per sè l'Unico Anello; egli sperava che il potere dell'Anello si sarebbe rivelato da sè, quasi cercando il suo padrone, se Sauron fosse stato lasciato in pace per qualche tempo"./"Saruman incomincia a compiere ricerche in prossimità di Campo Gaggiolo")

"Saruman discovers that Sauron's servants are searching the Anduin near the Gladden Fields, and that Sauron therefore has learned of Isildur's end. He is alarmed, but says nothing to the Council" - (nota dell'anno 2939 della terza era: "Saruman scopre che i servitori di Sauron stanno ispezionando l'Anduin nei pressi di Campo Gaggiolo e che Sauron è quindi al corrente della fine di Isildur. E' preoccupato ma non dice nulla al consiglio")

"[...] Saruman agrees to an attack on Dol Guldur, since he now wishes to prevent Sauron from searching the River." - (nota all'anno 2941 della terza era: "[...] Saruman acconsente all'attacco contro Dol Guldur, poichè ora vuole impedire a Sauron di cercare nel Fiume")
[per queste ultime tre citazioni cfr. APPENDIX B, "The Tale of Years" (Chronology of the Westlands), The Lord of The Rings - ("Appendice B, "Il Calcolo degli anni" in coda a "Il Signore degli Anelli")]

"He must fight. He must stab the foul thing, put its eyes out, kill it. It meant to kill him. No, not a fair fight. He was invisible now. Gollum had no sword. Gollum had not actually threatened to kill him, or tried to yet. And he was miserable, alone, lost. A sudden understanding, a pity mixed with horror, welled up in Bilbo's heart: a glimpse of endless unmarked days without light or hope of betterment, hard stone, cold fish, sneaking and whispering. All these thoughts passed in a flash of a second. He trembled." - "The Hobbit", chapter V, "Riddles in the dark" - ("Doveva combattere. Doveva pugnalare quel pazzo, cavargli gli occhi, ucciderlo. Voleva ucciderlo. No, non era un combattimento leale. Egli era invisibile adesso. Gollum non aveva una spada. Gollum non aveva ancora realmente minacciato di ucciderlo, o cercato di farlo. Ed era infelice, solo e perduto. Un'improvvisa comprensione, una pietà mista a orrore, sgorgò nel cuore di Bilbo: rapida come un baleno gli si levò davanti la visione di infiniti, identici giorni, senza una luce o una speranza di miglioramento: pietra dura, pesce freddo, strisiciare e sussurrare. Tutti questi pensieri gli passarono davanti in una frazione di secondo. Egli tremò." (cfr. "Lo Hobbit", capitolo V, "Indovinelli nell'oscurità").)

NOTA: Le citazioni sono state raccolte da due edizioni del testo: per la versione italiana le edizioni di Bompiani e per la versione inglese quelle di HarperCollins.